Un’indagine internazionale, alla quale ha preso parte anche Angelo Carfì, dirigente medico presso il dipartimento di Continuità Assistenziale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, pubblicata su EClinicalMedicine, del gruppo Lancet, ha sollevato la problematica degli affetti da sindrome di Down in relazione al Covid-19.
È emerso che queste persone fragili sono a maggior rischio di complicanze e di mortalità per Covid-19, anche in giovane età. Oltre i 40 anni, infatti, il loro rischio di mortalità è almeno il triplo rispetto alla popolazione generale (nella quale questo rischio aumenta sensibilmente solo dopo i 60 anni). Tale fragilità impone dunque che le persone con sindrome di Down sono prioritarie per la vaccinazione anti-Covid tra i soggetti individuati dal ministero della Salute.
