LA STORIA di Antonio Arricale – Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi… Non bisogna scomodare Agatha Christie per sentire quanto meno puzza di bruciato in una condotta ricorrente.
Nell’espletamento dei concorsi, per esempio, la partecipazione di un solo concorrente quasi sempre fa pensare che dietro ci sia una combine. Per carità, ci saranno pure le eccezioni. Ma si tratta di eccezioni, appunto. E, magari – hai visto mai – sarà proprio questo il caso, nella storia che vi sto per raccontare. Chi può dirlo.
Ad ogni modo, alla luce delle cronache giornalistiche che vedono allineate – tra Napoli, Salerno e Caserta – condotte pressoché simili tra taluni amministratori pubblici di scuola deluchiana, di pensare all’eccezione proprio non viene. Ma, bando ai pregiudizi e lasciamo parlare i fatti.
Il lettore deve sapere che la Regione Campania, tra i tanti beni immobili, è proprietaria anche di due tenute agricole che farebbero gola a non pochi imprenditori del ramo. Una, è la Tenuta di Passerano, nel Comune di Gallicano nel Lazio, al Km 8 della via Maremmana II ed ha una estensione di circa 900 ettari. All’interno della Tenuta – che ha vocazione prevalentemente zootecnica con un allevamento di bestiame da latte e da carne che attualmente conta circa 500 capi di razza frisona – si trova un Castello medioevale. Edificato nel XIV secolo e ricco di storia la proprietà del castello è passata attraverso le più nobili famiglie romane: dai Colonna agli Orsini, ai Rospigliosi, fino al 1923 quando il Barone Quintieri lo acquistò con i mille ettari di terreno che lo comprendevano.
L’altra tenuta, invece, è quella di Montecoriolano, in provincia di Macerata. In questo caso parliamo di un’azienda agricola, immersa in oltre 160 ettari di verde che degradano, con una vista mozzafiato, verso il mare. Ed anche in questo caso parliamo di una storia centenaria legata alla nobile famiglia Casalis di Macerata. Posizionata sulle colline di Porto Potenza Picena, la tenuta venne portata al suo splendore da Giulio Douhet, capitano dell’esercito regio, che ne aveva sposato la figlia, e si dimostrò abile non solo nell’arte della guerra, ma anche in campo agricolo, introducendovi vitigni Merlot e Cabernet Sauvignon, all’epoca sconosciuti nelle Marche.
Ma non divaghiamo. Con l’istituzione della Regione Campania le due tenute finiscono nella gestione della Sauie, società in house dell’ente, dalla sigla impronunciabile, che sta per Società anonima Urbana, Industria e Edilizia, e pressoché sconosciuta ai più. La Sauie ora è in liquidazione, sicché del patrimonio posseduto la Regione ha pensato bene di trarne un reddito. Insomma le mette in affitto per due anni: formula prudenziale, evidentemente, per poi magari prorogarne la concessione temporale di volta in volta.
Il bando di gara è della primavera scorsa. Ovviamente, non beneficia di eccessiva pubblicità, anzi nessuna, giusta quella di rito. Sta di fatto che il 20 maggio scorso, data della scadenza, agli uffici regionali perviene una sola offerta e per un solo lotto, quello relativo al pezzo più pregiato: l’Azienda agricola di Passerano. E di chi è l’offerta? Della “Ovosapiens srl”, società agricola di Mondragone, lo stesso comune – lo ricordiamo solo accidentalmente – del consigliere regionale Giovanni Zannini, finito recentemente – come si sa – sott’inchiesta per corruzione e concussione. L’espletamento della gara è del 3 luglio scorso e viene assegnata, ma per entrambe le tenute, a fronte della offerta di un canone biennale di 152 mila 499 e pochi spicci, vale a dire, per 2.100 euro in più rispetto alla base d’asta, bandita sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Tralasciamo gli indizi. Anche il figliolo di De Luca, Roberto, per mera coincidenza fu l’unico partecipante, qualche mese fa, al concorso per avviarsi alla carriera di docente dell’Università di Salerno. E sempre e solo un indizio resta la parentela con il presidente della Regione Campania.
Sta di fatto, che la Ovosapiens srl di via Padule 34 a Mondragone è una società con non più di tre dipendenti (dati Cerved del 2024) ed un fatturato di 594 mila 573 euro ed uno storico di soli cinque anni. Insomma, probabilmente poco strutturata per assumere un impegno imprenditoriale di non poco conto. Ma tant’è. Del resto, Agostino Napolitano cui fa capo la Ovosapiens, è un commercialista molto stimato da Zannini, che infatti lo volle come revisore al Consorzio Idrico, ente su cui il consigliere regionale ha finora esercitato una forte influenza. Ecco un altro indizio. E poi, va detto, Agostino è anche un po’ figlio d’arte, dal momento che il papà Cristofaro gestisce un’azienda agricola di allevamento. La storia continua.