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Truffa sui fondi europei, in tre nuovamente ai domiciliari

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BENEVENTO – Sono nuovamente finiti ai domiciliari i fratelli Pietro e Mariano Sabatino, di Montesarchio, legale rappresentante e gerente della Mobility service srl , e Corrado Paitoni, 58 anni, originario di Brescia.

Erano già stati arrestati a gennaio, ma dopo l’interrogatorio di garanzia la misura era stata revocata. La Procura aveva proposto poi ricorso dinanzi al Riesame, che ne aveva accolto le ragioni, confermate ora dalla Cassazione.

Nei loro confronti era stato eseguito anche il sequestro dei conti correnti e delle somme in essi depositate, fino alla concorrenza di 315mila euro.

L’indagine trae origine da un’attività delegata dalla Procura della Repubblica di Benevento, la quale, in presenza di una ipotesi di reato di competenza della Procura Europea, ha inviato una segnalazione a quest’ultima. Il provvedimento cautelare giunse al termine di accurate indagini condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Benevento, eseguite attraverso attività tecniche ed acquisizioni documentali finalizzate ad accertare ed acquisire elementi di riscontro in ordine alla indebita percezione di un contributo pubblico richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico da una impresa – con sede legale a Montesarchio ed unità operativa in Benevento – operante nel settore della rivendita autoveicoli, per la costruzione di un impianto per la produzione di pellet.

In relazione alla documentazione acquisita, la società beneficiaria del contributo aveva dichiarato che il progetto era stato concluso il 28 febbraio 2022 e che a quella data i macchinari acquistati erano stati consegnati ed installati presso la sede operativa aziendale sita nel capoluogo sannita. Le indagini hanno permesso di accertare che nei locali aziendali veniva svolta l’attività di vendita autovetture, officina assistenza, vendita ricambi per un noto marchio, nonché revisioni auto. Pertanto, non fu rilevata la presenza di alcun macchinario inerente l’investimento.

Al fine di ottenere l’erogazione del contributo pubblico e documentare lo stato di avanzamento dei lavori per le spese sostenute nell’ambito dell’investimento in parola, la società beneventana avrebbe utilizzato false fatturazioni per operazioni inesistenti emesse, con artifici e raggiri da una società con sede nella Repubblica Ceca.

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