Nell’ambito della specifica manovra di monitoraggio delle cd “Grandi Opere Pubbliche” e contrasto degli ecoreati promossa dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica, dopo i sequestri operati nello scorso mese di febbraio, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento, in collaborazione con il Nucleo Ispettivo dell’Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente della Provincia Autonoma di Trento, hanno individuato in Val di Non le aree in cui sarebbero stati in parte smaltiti i rifiuti provenienti dai lavori per la realizzazione della Galleria del Brennero.
Come riporta la nota dei Carabinieri, i sequestri odierni sono stati eseguiti nel prosieguo di un’ampia e complessa indagine, convenzionalmente denominata “Brennero”, che già agli inizi dell’anno aveva infatti portato al sequestro di un impianto di recupero rifiuti, dove, secondo gli investigatori, i titolari, eludendo le norme tecniche e analitiche, facevano transitare i rifiuti, per poi recapitarli in quelle che avrebbero dovuto essere delle bonifiche agrarie, ma che di fatto si erano rilevate essere delle discariche abusive.
I Carabinieri del N.O.E. e gli Ispettori dell’A.P.P.A., coordinati dal Procuratore Capo S.R. e dalla Dott.ssa A.L. della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo trentina, hanno individuato e sequestrato, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, altri siti in cui venivano smaltiti abusivamente i rifiuti.
In particolare, oltre ad acquisire nuovi elementi circa i tempi e le modalità con cui i rifiuti venivano conferiti nelle principali bonifiche, alcune delle quali risultano peraltro già piantumate, nella nuova fase dell’inchiesta sono state individuate ulteriori aree adibite a discarica nei pressi del fiume Noce. Biotopi di interesse comunitario, di proprietà del Demanio, che gli indagati hanno prima abusivamente scavato, colmando successivamente i vuoti ottenuti con i rifiuti provenienti dagli impianti di macinazione degli inerti.
In questo modo le tre persone nei cui confronti vengono svolte le indagini, alle quali la Procura di Trento contesta numerosi illeciti, hanno tratto molteplici vantaggi economici: in particolare dalla vendita del materiale demaniale abusivamente asportato e dal denaro risparmiato smaltendo i rifiuti nei vuoti ricavati. Con tali condotte, non solo è stato defraudato l’Ente pubblico che aveva dato in concessione l’area per svolgervi attività di lavorazione degli inerti, ma è stato altresì arrecato un danno ambientale – al momento non quantificabile – in una riserva naturale di interesse ecologico a elevata valenza.
Siamo in Trentino, in una zona la cui vocazione è volta alla cura del territorio, particolarmente noto per i marchi che ne contraddistinguono le produzioni agricole di eccellenza, ma il business dei rifiuti non si è fermato davanti a nulla. Non poche perplessità desta inoltre il fatto che l’attività delittuosa si sia concretizzata in un’area di pregio ambientale che si sviluppa tra il fiume Noce e la SS 43, di proprietà del Servizio Bacini Montani della Provincia Autonoma di Trento, senza che apparentemente nessuno si sia accorto di nulla.
Sul fronte delle bonifiche agrarie sono state invece localizzate, nella Val di Non, attraverso un minuzioso esame degli elementi raccolti nel corso delle indagini, otto macro aree all’interno delle quali si ritiene fossero stati illecitamente smaltiti i rifiuti. Al riguardo sono state registrate le prime iniziative dei proprietari dei terreni interessati dagli illeciti smaltimenti, immediatamente attivatisi per rimuovere i rifiuti e ripristinare le aree per la destinazione agricola, iniziative che dovranno essere adottate anche dagli ulteriori proprietari dei terreni interessati.