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Terzo mandato, De Luca non molla: conferenza stampa surreale del presidente della Regione

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L’EDITORIALE DI ANTONIO ARRICALE – “Vado avanti, la mia posizione non cambia”. Quanti si aspettavano dalla conferenza stampa indetta dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, reazioni eclatanti all’indomani dell’annunciata impugnativa del governo contro la legge elettorale recentemente approvata dal parlamentino del Centro direzionale, è rimasto sicuramente deluso.

L’atteso colpo di teatro non c’è stato. Nessun coniglio è uscito dal cilindro del prestigiatore. Nessuna novità. Zero. De Luca – con il solito linguaggio colorito, a volte addirittura greve – ha ribadito ciò che va dicendo da tempo. E’ apparso come un disco rotto perfino nei passaggi di derisione degli avversari, a cominciare dalla Meloni, ma senza risparmiare – ancorché senza citarla – la segretaria del suo (ex) partito, Elly Schlein.

E’ il De Luca che tutti, ormai da qualche anno, siamo abituati a conoscere: guascone, arrogante, borioso, intriso di sé. Un De Luca che appare profondamente calato nel personaggio che, a partire dal Covid, s’è ritagliato: il branditore del bazooka verbale. E, dunque, che è apparso non soltanto sprezzante, questa volta, ma quasi avvolto da un delirio di onnipotenza.

Ed è, forse, proprio questa condizione mentale che lo porta a dire tutto ed il contrario di tutto, in conferenza stampa, in evidente contraddizione: “Il governo ha paura degli elettori sul terzo mandato”, dice in un passaggio, lui che s’è fatto approvare una legge regionale che non è “a favore” del terzo mandato, semmai ne aggira semplicemente il limite imposto. “La decisione del governo è contra personam”, aggiunge: dove però all’accusativo del latino è sottinteso chiaramente il suo nome. Dimentica De Luca o, più semplicemente, finge di dimenticare che il divieto del terzo mandato per il Presidente della regione eletto a suffragio universale e diretto è presente nella legge n. 165 del 2004, di ventuno anni fa. E che la legge dell’analogo divieto per il terzo mandato dei sindaci è addirittura di anni prima, del 2000, un quarto di secolo fa.

Aggiunge, infine, con ulteriore e spudorata contraddizione: “Il terzo mandato? Sarà smantellato con l’autonomia”. E qui ogni ulteriore commento è superfluo, per uno che dell’autonomia perseguita dalla Lega e da Calderoli ha detto, finora, di tutto e di più.

Certo, in questa riflessione, va assolutamente ricompresa l’anomalia – sarebbe però più appropriato dire “illegalità” – rappresentata dal Veneto, dove Luca Zaia, non solo ha già fatto il terzo mandato, ma vorrebbe addirittura fare il quarto (in vero, vorrebbe essere nominato Doge a vita). E in questa prospettiva fa, addirittura, il tifo per il nostro Sceriffo.

Ma è, appunto, questa illegalità che De Luca e l’intera classe politica avrebbero dovuto, sin dall’inizio, denunciare e rimuovere, non certamente farsi scudo di essa per perpetrare, a proprio piacimento, una condizione “illiberale”, nel senso latino di questo termine.

Anche perché, al De Luca che cita Parmenide (“l’essere è, il non essere non è”) difficile da digerire per i nostri lettori, si potrebbe rispondere con un altrettanto efficace e logico brocardo medievale: “adducere inconvenies non est solvere argumentum”.

Insomma, De Luca lasci perdere Zaia, ma si rimettano entrambi, e presto, nel solco della legalità.

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