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Politica

Lusciano: il sindaco Mariniello pronto a varare la nuova giunta, c’è anche un assessore “forestiero” ma ben radicato nel comune

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LUSCIANO – (Rosa Amalfi) – Il sindaco Giuseppe Mariniello sta per varare la nuova giunta comunale. E non mancheranno le novità, secondo voci di dentro bene informate, che faranno non poco discutere, sia per le appartenenze politiche, che per intrecci parentali e di palesi interessi.

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Maddaloni, il sindaco De Filippo trasloca in Forza Italia trascinandosi dietro quattro assessori e altrettanti consiglieri

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MADDALONI – di Antonio Sanfelice – Il sindaco di Maddaloni, Andrea De Filippo e gli assessori Antonio De Rosa, Caterina Ventrone, Claudio Marone e Francesco Capuozzo passano con Forza Italia. Non solo, si portano dietro an che un bel gruppetto di quattro consiglieri comunali: Salvatore Liccardo, Salvatore Mataluna, Gaetano Nuzzo e Domenico Siviero.

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Francesco Todisco (Pd) longa manus di De Luca sul Consorzio di Bonifica del Volturno, da dieci anni commissariato nel silenzio totale

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LA STORIA di ANTONIO ARRICALETodisco! Chi era costui? Come a Don Abbondio il nome di Carneade non diceva niente, anche ai casertani – immagino – il nome di Francesco Todisco non dirà granché. Almeno, ai non addetti ai lavori.
E dirà poco, a dire il vero, anche in Irpinia, terra di origine dell’attuale Commissario straordinario del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, essendo nato ad Atripalda 49 anni fa e risiedendo stabilmente ad Avellino, dove si è cimentato in politica senza infamia e senza lode. Nel senso, di aver occupato uno scranno del Consiglio comunale tra il 2004 e 2013, ma mancando sempre le occasioni del grande balzo al livello superiore.
In Consiglio Regionale, per esempio, ci arrivò per il rotto della cuffia, Francesco Todisco. Come primo dei non eletti della lista De Luca presidente, subentrando per pochi mesi a Carlo Iannace, chirurgo dell’ospedale Moscati, destituito per gli effetti della legge Severino, condannato in primo grado per vicende relative all’attività professionale.
Da ultimo, qualche mese fa, Todisco ci ha riprovato presentandosi alle Europee, ma ha fatto un altro buco nell’acqua. E, però, in un verso o nell’altro, è riuscito sempre a stare a galla – nel senso di beneficiare di uno stipendio ed una posizione interessanti – grazie all’abbraccio paterno del governatore regionale Vincenzo De Luca.
Essì, perché, Todisco è un altro anello di quel sistema di potere deluchiano che andiamo raccontando da qualche mese.
L’avvocato, infatti, così è riportato nel suo curriculum vitae depositato agli atti della Regione, è da sempre un uomo dello Sceriffo. Anche quando sembrava di averne preso le distanza, avventurandosi con gli amici dissidenti del PD che diedero vita ad Articolo 1. Acqua passata, che ha trovato peraltro sfogo nuovamente nel Pd. E pure Todisco, che nel Pd però è uomo comunque di De Luca. Sia detto con estrema chiarezza.
A Santa Lucia e, più precisamente, alla porta della stanza del presidente De Luca, Todisco non ha avuto mai necessità di bussare. E’ stato componente della segreteria, consigliere del presidente per le Aree Interne, nominato puntualmente in diversi enti in rappresentanza della Regione. Sempre ben retribuito. Non ultimo – ma decisamente più importante – come Commissario straordinario del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, ente pubblico con un centinaio di dipendenti ed un bilancio di circa 10 milioni all’anno.
Al Consorzio di Via Roma a Caserta, Todisco è arrivato, dunque, nel 2002, in sostituzione di un altro Commissario, Carlo Maisto, uomo forte di Stefano Graziano – sempre loro, sempre gli stessi – deputato del Pd, un tempo uomo di fiducia di Vincenzo De Luca in provincia di Caserta ed ora tra i suoi massimi detrattori. Anche Maisto, su una poltrona che avrebbe dovuto essere limitata ad un anno e finalizzata a restituire gli organi statutari al Consorzio, c’è rimasto cinque anni, dal 2015. Alla fine, dall’ente, Maisto è stato praticamene defenestrato – senza che il suo compito commissariale fosse mai portato a compimento – un po’ per la rottura tra Graziano e De Luca, ma principalmente per averne fatto di cotte di crude alla guida del Consorzio, gestito con metodi clientelari ed approssimativi. E’ troppo? Chiedete agli ex amministratori, per farvi un’idea. Per esempio, ad Angelo Lupoli, ultimo presidente legittimo del Consorzio, che ha dovuto adire addirittura il Tar per cercare di porre fine ad un tran tran a dir poco scandaloso.
Atteggiamento che è continuato anche con Todisco, che di Maisto ha preso il posto, percorrerendo, sembra, pari pari lo stesso esempio. A cominciare dall’incarico, che si ritrova nella qualità di Commissario straordinario, trasformato inopinatamente “sine die”. Come figura, cioè, delegata a ricondurre nell’alveo della legittima rappresentanza il Consorzio nello spazio di un anno. Anzi, per l’esattezza, 360 giorni. E che invece si protrae, ormai, da un decennio. “Il commissario ha un potere normativamente limitato all’adozione degli atti strettamente necessari alla convocazione dell’Assemblea per l’elezione de nuovo Consiglio dei Delegati e circoscritto all’adozione dei soli atti di ordinaria amministrazione”, recita il decreto di nomina firmato dal presidente della Giunta Vincenzo De Luca, la prima volta, il 14 dicembre 2021. Campa cavallo…
Da allora, prima dello spirare della scadenza, sempre De Luca – senza contare la gestione Maisto – di decreti ne ha firmati altri due, a fine anno 2002 e a fine anno 2023. E firmerà anche quest’anno, fra qualche giorno, facendo il copia e incolla dei decreti precedenti e, dunque, adottando sfacciatamente sempre la stessa formula: incarico limitato a 360 giorni e per l’ordinaria gestione, fino alla ricomposizione degli organi statutari legittimi.
Ovviamente, si tratta di vuote parole, che nell’indifferenza generale e nonostante una sentenza del Tar abbia dato ragione ai ricorrenti capeggiati da Lupoli, vengono puntualmente disattese. Anzi, con grande spregio delle norme. Capita, infatti, che intanto il Commissario straordinario si sia adeguato lo stipendio a quello dei dirigenti (5 mila euro netti al mese) che abbia fatto assunzioni a tempo determinato e, soprattuto, indeterminato (infilandoci amici e segretari) e ampliato, dunque, la pianta organica. Mentre, intanto, se l’è presa comoda, molto comoda, nel convocare l’Assemblea per restituire la normalità all’ente. Per la qual cosa, c’è tempo. Almeno fino all’anno prossimo, quando si tornerà a votare per la Regione. E, magari, riprovarci ancora, con De Luca presidente, ovviamente. Incrociando le dita di non fare un atro buco nell’acqua. Questa volta, in due.

In foto, da sinistra: Carlo Maisto, Angelo Lupoli, Vincenzo De Luca, Stefano Graziano, Francesco Todisco

I figli di De Luca sono pezzi del cuore. E i figli degli altri?

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L’editoriale di Antonio Arricale – Il potere logora chi non ce l’ha, sogghignava Giulio Andreotti, inossidabile uomo politico della Prima Repubblica che, forse, ricorderanno soltanto quelli della mia età, non certo della generazione Y o Z, men che meno i cosiddetti nativi digitali.

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Caserta, miseria e nobiltà (decaduta) di Piazza Carlo di Borbone 

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di Antonio Sanfelice – Piazza Carlo III, pardon, Piazza Carlo di Borbone è parte integrante della Reggia di Caserta o è una realtà a sé stante? Il quesito non è capzioso, come pure all’apparenza sembrerebbe, e provo a spiegare perché.

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Regionali: Carfagna, Martusciello, Nicoletti e Ciriello buttati giù dalla torre

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di Antonio Arricale – Napoli e la Campania sono al centro di grandi manovre politiche. Il perché è lampante. In Campania il prossimo anno si vota. La partita per la conquista del massimo ente territoriale non è di poco conto, dopo un decennio di soverchiante gestione del governatore Vincenzo De Luca: un piddì anomalo e ingombrante per il suo stesso partito. Il quale, infatti, vede la terza candidatura del politico salernitano come il fumo negli occhi. Ed è, perciò, tutt’altro che propenso a ricandidarlo. E, magari, ci riuscirà, posto che non interverranno mutamenti normativi finalizzati a rimuovere l’ostacolo del limite al terzo mandato. Ostacolo, però, al momento – e sottolineo al momento – insormontabile. Ma di questo – statene sicuri – se ne parlerà, eccome, nei prossimi mesi.
L’attenzione politica, dunque, è ora rivolta alle manovre che, giorno dopo giorno, si intravedono nel campo dello schieramento avverso: il centro destra. Schieramento – nemmeno a ricordarlo – che governa il Paese e che, peraltro, ipotizza per la Campania, il suo capoluogo e, più in generale il Sud, un ruolo di primo piano nello scenario socio-economico-internazionale del prossimo futuro.

Insomma, a nessuno sfugge che la Campania è la terza Regione d’Italia, per popolazione, dopo Lombardia e Lazio. E che Napoli è la terza Città Metropolitana, dopo Roma e Milano. Si porta dietro, cioè, al di là della classe politica che la governa, un suo peso specifico.

Ben si comprende, allora, perché Napoli e la Campania – al di là della vicenda dell’ex ministro Sangiuliano, caduto a fagiolo, per così dire, su una buccia di banana e, dunque, posto giocoforza fuori dal gioco (l’ex ministro della Cultura sembrava “in pectore” il candidato naturale da contrapporre a De Luca) – siano diventata teatro di eventi internazionali capaci di accendere forti riflettori sugli attori politici del governo legati a questo territorio. A Napoli è stato fatto il G7 della Cultura, oggi il meeting del Ppe, a ottobre si farà il G7 dei ministri dell’Interno (a Mirabella Eclano). Il tutto per dire che – almeno sembra – un primo orientamento per trovare l’anti-De Luca si farà nell’ambito del perimetro di governo – senza per questo necessariamente escludere gli outsider, che però al momento sembrano già caduti dalla torre.

E cominciamo proprio dagli intrusi. C’è grande agitazione per bloccare le manovre dell’ex ministro berlusconiano Mara Carfagna, da ex showgirl abituata a vorticosi giri di danza, e dunque, da ultimo, traslocata dal partito di Carlo Calenda, dove era approdata, al gruppo misto, pronta a indossare un’altra maglia, per mirare appunto a Palazzo Santa Lucia. La Carfagna, inoltre, ha il torto di essere salernitana come De Luca. Così come cilentano (in realtà è di Nocera inferiore) è anche Edmondo Ciriello, vice ministro di Fratelli d’Italia, con delega agli Affari esteri. E poi chi l’ha detto che la candidatura – riferiscono le voci di dentro – questa volta toccherà a Fratelli d’Italia?

E qui entra in scena Fulvio Martusciello di Forza Italia, che a Napoli – non a caso – ha voluto il meeting dei popolari europei, sponsorizzato niente po’po’ di meno che da Antonio Tajani, il segretario-non segretario. Nel senso che, alla fine, è sempre in quel di Arcore che si decidono le partite importanti. Martusciello, intanto, sta già incassando un generale malumore, non soltanto all’interno del suo partito (dove, peraltro, gli imputano di aver spinto l’ex compagno europarlamentare, Aldo Patriciello, nelle braccia della Lega) ma anche degli alleati, cui – per gli arcani misteri della politica – è visto con grande insofferenza.

E, a proposito di Lega, si registrano, infine, le manovre della sottosegretaria Pina Castiello – un lungo trascorso in Alleanza Nazionale, il partito da cui gemmò Fratelli d’Italia – che pure pensa ad un outsider. Nello specifico, a Gianfranco Nicoletti, rettore dell’Università Vanvitelli, cui è sentimentalmente legato. E sarebbe troppo. Sicché, anche lui – non chiedetemi perché, o provate voi a darvi una risposta – nel gioco della torre è già stato spinto giù.         

Acconcia, l’autista di De Luca

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L’editoriale di Antonio Arricale – Non c’è solo la Sanità nel “cahier de doléance” di noi poveri cristi, cui è toccata in sorte di abitare in Campania. Ci sono pure i Trasporti, e non solo. Ma fermiamoci a questo settore, per ora. Dunque, i Trasporti.

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Foggia, minacce a Scapato: “Mi dimetto”

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Il vicepresidente del Consiglio comunale di Foggia, Giulio Scapato, si è dimesso dall’incarico dopo aver trovato la propria auto avvolta dalle fiamme. Ha comunicato la sua decisione tramite pec all’ufficio di competenza, aggiungendo che sta valutando “anche la possibilità di lasciare anche la poltrona di consigliere”.

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Arzano, lettera anonima al Commissario Prefettizio

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“Lo Stato ad Arzano, come più volte auspicato, sta conducendo una lotta durissima contro la camorra e la malapolitica”. E’ quanto afferma in una nota il senatore napoletano del Gruppo Misto, Sandro Ruotolo.

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