NAPOLI – “Dopo un anno assolutamente positivo per l’economia meridionale, per il 2025 anche noi, come Svimez, registriamo un’inversione di tendenza. Ci sono alcuni segnali di peggioramento che riguardano sia il mercato del lavoro, ma soprattutto anche il quadro di finanza pubblica e le politiche di risanamento che bisognerà mettere in atto con il nuovo piano di stabilità europeo”.
Lo ha detto il direttore generale di Svimez, Luca Bianchi a margine del convegno “Viste da Sud”, organizzato dalla Cgil Napoli e Campania e dalla Fondazione Di Vittorio.
“Già la legge di bilancio 2025 – ha ricordato Bianchi – ha fatto segnare una riduzione delle risorse per il Mezzogiorno che noi abbiamo stimato intorno ai 5 miliardi nel prossimo triennio. Su questo impatta la riduzione della contribuzione Sud che era uno strumento fondamentale, che è stato in parte recuperato, ma fortemente depotenziato. Quindi il problema adesso è che rischiamo di essere un momento di svolta negativo”.
Secondo il direttore di Svimez “negli ultimi due anni hanno inciso complessivamente le politiche espansive di finanza pubblica, quindi il 110%, i vari bonus e, in parte, anche il Pnrr. Il grosso degli impatti del Pnrr saranno concentrati dal 2025 al 2026”.
Quindi, sempre Bianchi ha aggiunto: “Su questo si evidenzia, da un lato, una buona performance dei Comuni, soprattutto del Mezzogiorno, e questo è un dato importante, perché vuol dire che i Comuni si sono attivati e c’è una buona risposta. Dall’altro si registrano alcune invece lentezze sui grandi investitori istituzionali, in particolare Ferrovie dello Stato e in parte anche le Regioni sulle quali, invece, c’è il rischio di una nuova ridefinizione del Pnrr che è alle porte”.
Il direttore generale della Svimez ha infine concluso sottolineando la buona performance dei comuni, in particolare del Mezzogiorno, nella gestione delle risorse rese disponibili dal Pnrr, cui tuttavia fanno da contrappunto le lentezze registrate dai grandi investitori istituzionali, in particolare le Ferrovie dello Stato e le Regioni.
“Negli ultimi due anni hanno inciso complessivamente le politiche espansive di finanza pubblica, quindi il 110%, i vari bonus e, in parte, anche il Pnrr”, ha detto Bianchi.
“Il grosso degli impatti del Pnrr saranno concentrati dal 2025 al 2026. Su questo si evidenzia, da un lato, una buona performance dei Comuni, soprattutto del Mezzogiorno, e questo è un dato importante, perché vuol dire che i Comuni si sono attivati e c’è una buona risposta. Dall’altro si registrano alcune invece lentezze sui grandi investitori istituzionali, in particolare Ferrovie dello Stato e in parte anche le Regioni sulle quali, invece, c’è il rischio di una nuova ridefinizione del Pnrr che è alle porte”.