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Stellantis, si ferma l’impianto di Pomigliano. Davanti allo stabilimento l’albero dei licenziati

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POMIGLIANO D’ARCO – Non si ferma la protesta dei lavoratori della Trasnova, azienda dell’indotto Stellantis, che da due giorni presidiano i cancelli contro il mancato rinnovo della commessa che da oltre 25 anni li lega all’ex gruppo Fiat.

Dal primo gennaio rischiano il licenziamento e con loro ulteriori 30 lavoratori di un’azienda collegata. Al secondo giorno di blocco dei cancelli, l’impossibilità di entrare e uscire dallo stabilimento ha di fatto determinato il blocco della produzione delle auto. All’esterno dello stabilimento i lavoratori hanno anche allestito un albero di Natale dei licenziati. “Questo è il nostro regalo di Natale da parte di Stellantis – hanno spiegato – non dovevamo essere trattati in questo modo. Dopo anni di lavoro ci licenziano, e lo fanno a Natale”.

Intanto i sindacati hanno chiesto un tavolo specifico al Mimit per discutere della sola vertenza Trasnova: “Chiediamo il tavolo con urgenza – spiega Giuseppe Raso, segretario generale della Fismic di Napoli e della segreteria nazionale del sindacato -. Nei prossimi giorni ci sarà un tavolo per l’automotive, ma questi ragazzi, circa 400 impiegati nei siti produttivi di Stellantis in Italia, saranno licenziati a fine anno. Quindi un tavolo è urgente. Abbiamo anche chiesto un incontro con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, perchè questa vertenza non può passare inosservata”.

La rabbia e la preoccupazione dei lavoratori ex Fiat

La bufera che si è abbattuta sul gruppo ex Fiat preoccupa non solo i lavoratori della logistica e delle aziende dell’indotto Stellantis, ma tutti i dipendenti dello stabilimento automotive di Pomigliano d’Arco. “Ha smantellato tutto – ha spiegato Antonio, del reparto montaggio – da quando è arrivato lui il nostro stabilimento è stato fatto a pezzi”. Antonio, dipendente Stellantis, si riferisce all’amministratore delegato Carlos Tavares che ieri si è dimesso e che ora se ne tornerà a casa con una buonuscita di 100 milioni di euro. “Hanno venduto a privati il palazzo degli uffici, alcuni capannoni, destinati ad una palestra, sempre di privati, e ad altre aziende che nulla hanno a che vedere con il nostro settore. Ci hanno anche tolto ‘Natale Bimbi’, una festa per le famiglie. Una direzione fallimentare. Speriamo che il nuovo amministratore delegato sia Italiano, e risollevi le sorti dei nostri stabilimenti. Ora non potrà che andare meglio”.

Qualcun altro, come Vincenzo della lastratura, vede invece nelle dimissioni una fuga in avanti: “È scappato – ha sentenziato il lavoratore – ormai questo stabilimento, come tutti quelli italiani, sono destinati a chiudere. Dopo aver fatto perdere soldi agli azionisti, e fatto in modo di eliminare quante più ditte esterne possibile, ora tocca a noi. Hanno ragione i lavoratori di Trasnova, noi siamo i prossimi”.

Il calo delle vendite negli Usa e in Europa

Nei primi nove mesi dell’anno, Stellantis ha visto ridursi le vendite negli Usa del 17%. Ma anche in Europa gli ultimi dati disponibili non sono rosei: nel mese di ottobre il gruppo ha venduto 150.346 auto, il 16,7% in meno dello stesso mese del 2023, con una quota di mercato del 14,4% contro il 17,4% di un anno fa. Da inizio anno le immatricolazioni sono 1.700.846 vetture, con un calo del 7,1% e una quota di mercato che passa dal 17,1 al 15,7%. Guardando all’Italia, Stellantis ha venduto a novembre 30.817 auto, il 24,6% in meno dello stesso mese del 2023. La quota di mercato è in calo dal 29,3% al 24,7%. Negli undici mesi il gruppo ha venduto 428.205 auto, con una flessione del 9,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e la quota che scende dal 32,4% al 29,4%.

Urso chiama Elkann: tavolo ministeriale il 17 dicembre

Intanto, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha avuto un colloquio telefonico con Elkann, collegato dagli Stati Uniti. Nel colloquio è stato confermato il tavolo del 17 dicembre al Mimit, al quale parteciperà Jean Philippe Imparato, responsabile Europa del gruppo automobilistico “con il mandato – hanno spiegato fonti del ministero – di chiudere in modo positivo le interlocuzioni” sul Piano Italia

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