Repubblica di Firenze, nei confronti di altrettanti pakistani, di cui 4 accusati di far parte, con ruoli diversi, di un’associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di connazionali. Tutti i nove fermati, sono accusati di organizzazione all’ingresso illegale di più clandestini, rapina, lesioni e di un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione nei confronti di una delle vittime. L’indagine è iniziata nel marzo 2023, dopo due episodi particolarmente gravi.
Il primo, del 19 marzo, riguarda le lesioni aggravate nei confronti di due cittadini pakistani aggrediti da più soggetti appartenenti al gruppo criminale.
Il secondo, avvenuto lo stesso giorno e quello seguente, quando vi fu un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione, e una delle vittime venne trattenuta forzatamente in un appartamento, a Siena. Lo sviluppo delle indagini ha consentito di scoprire che le vittime dei due episodi erano anche vittime di rapina, da lì è stato individuato il defatigante tragitto che le aveva portate nel territorio italiano.
Attraverso la C.d. rotta balcanica erano entrati dopo aver sborsato ingenti somme di denaro ad alcuni componenti del consorzio criminale radicato nella nostra città, ma con proiezioni transnazionali e basi logistiche in Grecia e in Bosnia.
Le indagini della Mobile sono state sviluppate anche grazie alla collaborazione delle vittime, che hanno raccontato che, una volta “prese in carico” a Siena dai propri connazionali, dopo la lunga traversata, sono state sottoposte ad aggressioni fisiche e verbali, minacce ed estorsioni, finalizzate all’esborso di altro denaro come ulteriore compenso per il loro arrivo e soggiorno in Italia.
Per questo avevano deciso di scappare, ma erano stati raggiunti alla stazione ferroviaria di Siena da alcuni componenti del gruppo criminale e aggrediti.
Uno di loro è stato ritrovato all’interno di un appartamento del centro di Siena, tenuto sotto sequestro da tre connazionali che avevano l’ordine, impartito loro dal capo del gruppo, di non lasciarlo andare finché non avesse estinto un asserito debito di 2000 euro, dovuto all’associazione in virtù di quello che gli era stato fornito per permettere loro l’ingresso clandestino in Italia e garantirne la permanenza.
L’attività investigativa ha consentito anche di documentare le modalità della “presa in carico” di numerosi altri clandestini pakistani nella provincia senese.
Una volta arrivati a Siena, i componenti dell’organizzazione hanno indirizzato i clandestini verso l’Ufficio Immigrazione della nostra Questura, guidandone le condotte, e si sono attivati per far assegnare loro una temporanea sistemazione in attesa della formalizzazione della richiesta di protezione internazionale.
Comunicato Stampa