La vicenda.
I lavori della nuova sede della Guardia di Finanza nell’ex ospedale San Sebastiano di Caserta in piazza Sant’Anna, appaltati dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti, hanno avuto inizio nel 2010 per essere completati nel giro di tre anni. Ma per intervenute nuove norme tecniche sulla sicurezza degli edifici strategici, l’intervento ha subito una serie di varianti con conseguente aumento dei costi ed allungamento dei tempi di esecuzione.
Nel 2014 la svolta: il CTA del MIT affida l’intervento di completamento in corso d’opera alla stessa ditta esecutrice dei lavori con un impegno di spesa di circa tre milioni di euro per essere completati nel 2016. Purtroppo, a seguito dell’avvicendamento al vertice del Provveditorato alle OO.PP. Campania e Molise, dell’11-12-2014, annulla il provvedimento di affidamento e avvia le procedure per indire una gara per le opere di completamento, con i costi per l’intervento che lievitano a 5 milioni di euro e l’allungamento dei tempi di esecuzione, con conseguente blocco totale di tutte le attività di completamento dell’opera già avviate in cantiere. Nel 2018 viene bandita la gara per le opere di completamento a cui partecipano 12 ditte ridotte poi ad 8 nel corso della gara, con l’aggiudicazione definitiva in capo al consorzio POLICOST. Ma a seguito di vari ricorsi intervenuti con due distinte sentenze della prima sezione di palazzo De Londres, nel mese di marzo 2019, erano uscite di scena le prime tre classificate, alla fine di un duello a tre con tutti i soccombenti. Una decisione che è stata poi confermata a dicembre 2020, dalla quinta sezione di Palazzo Spada, presieduta da Carlo Saltelli, con una motivazione parzialmente diversa. A questo punto, considerato che fra i motivi della sentenza vengono evidenziati una serie di incongruenze e/o errori con messi dalla commissione tecnica di gara, il provveditorato dovrà decidere se affidare i lavori al quarto classificato o annullare la procedura di gara e procedere ad un nuovo bando con procedura d’urgenza visto il tempo trascorso. Il quarto classificato è un’ ATI fra un consorzio di cooperative siciliano di Comiso (RG) CAEC e una società SRL di Santa Ninfa (TP) ma all’interno spunta fuori che per l’esecuzione dei lavori si rivolgeranno alla società cooperativa SER.CO.GE con sede a Napoli e con gli uffici a Caserta in via Santa Chiara. La cooperativa SER.CO.GE P.IVA 08710621213 con sede in Viale Gramsci 12, Napoli costituita il 6-7-2017, opera in continuità della cooperativa CO.GE.RE.ST. P.IVA 02655360614 in liquidazione e insolvenza di Giuseppe D’Inverno e Renella Antonietta (marito e moglie) i quali sono stati sostituiti dai figli Pasquale e Mariacarmina nella nuova cooperativa SER.CO.GE, e per poter continuare ad operare ed ottenere le iscrizioni, tre mesi prima che la CO.GE.RE.ST è stata posta in liquidazione coatta amministrativa con decreto del MISE del 17 novembre 2017 confermata con sentenza numero 53/2019 del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno rilevato ad arte in fitto dalla CO.GE.RE.ST, in data 3 agosto 2017 con atto notaio decimo di Santa Maria Capua Vetere, solo un ramo di azienda escluso dai debiti. Evidente quindi la continuità imprenditoriale finanziaria tra la nuova cooperativa e la vecchia cooperativa dichiarata insolvente, chiaramente vietata dalla legge. A carico di Giuseppe D’Inverno risultano svariati procedimenti civili e penali in corso tra cui la turbativa d’asta reato per il quale è stato recentemente rinviato a giudizio insieme ad altri 7 imputati, tra cui l’onorevole Umberto Del Basso De Caro presso il tribunale di Napoli Giudice dottoressa Federica De Bellis, nell’ambito della vicenda relativa all’ affidamento dei lavori per la realizzazione della strada di collegamento tra l’ Interporto di Marcianise-Maddaloni, l’uscita autostradale del casello A30 e la viabilità sulla SS 265. Nonostante ciò, D’Inverno Giuseppe continua a gestire attraverso i figli attività imprenditoriali nel campo delle opere pubbliche. Probabilmente questo è stato il motivo per cui il D’Inverno per continuare a lavorare rimanendo impunito ha creato la nuova cooperativa.
Il D’Inverno è ben noto anche alla scuola internazionale di alta formazione per la prevenzione e il contrasto al crimine organizzato di Caserta Caserma “Mignogna” per avere seguito, con la cooperativa messa in liquidazione, i lavori di realizzazione della stessa per conto della società CONSCOOP con sede in Forlì aggiudicataria della gara, lasciando tutta una serie di problematiche tecniche irrisolte che sono ricadute in capo alla CONSCOOP, ed una serie di denunce che sono al vaglio della procura di Santa Maria Capua Vetere. Il provveditorato affiderà i lavori al quarto classificato considerati dubbi sulla cooperativa esecutrice finale dei lavori riconducibile alla famiglia D’Inverno e che provocherebbe quasi certamente dei nuovi ricorsi ad oltranza da parte del quinto classificato o del sesto oppure deciderà di annullare la procedura di gara? Vista anche la minore convenienza, sotto il profilo economico e tecnico dell’offerta della quarta in graduatoria, acclarato l’evidente divario di punteggio. Intanto il Consorzio POLICOST e l’ATI CALIFEL/VITALE hanno notificato ricorso per revocazione alla sentenza emessa da Palazzo spada dal giudice Carlo Saltelli. Una vicenda che non vedrà presto la fine. Nel frattempo l’immobile, in parte già ristrutturato, resta inutilizzato e le opere seguite da più di 10 anni subiscono il degrado del tempo mentre la Guardia di Finanza non rientrerà presto in possesso della nuova sede, sopportando ulteriormente tutte le difficoltà operative all’interno della vecchia caserma. Peccato, con il buon senso, le opere nel 2016 potevano essere già completate con la soddisfazione di tutti, invece il Ministero ha scelto di perseguire un percorso diverso e tortuoso con inevitabile ed inutile aumento di costi e di tempo, spreco di risorse ed energie e ad oggi non si intravede ancora la luce.