AFRAGOLA – Non c’è stato il tempo di chiedere un’ordinanza di custodia cautelare. I fermi, emessi dai sostituti procuratori della Dda Ilaria Sasso del Verme e Giorgia De Ponte (procuratore aggiunto Sergio Ferrigno) miravano a scongiurare una guerra di camorra.
L’agguato subito lo scorso 20 novembre da uno degli indagati, Salvatore Barbato, 60 anni, ferito con diversi colpi di pistola esplosi in via Salvo D’Acquisto a Casoria, ha convinto la Polizia di Stato e la Procura ha emettere i fermi, per evitare ritorsioni nei confronti degli autori dell’attentato, innescando una faida. Così sono in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip del tribunale Napoli nord Mauro Franzese, 55 anni considerato il capo del gruppo camorristico alleato dei Moccia di Afragola, ed i suoi fedelissimi Salvatore Ambrosio, 31 anni; Jonathan Piglia, 29 anni; Vincenzo Rullo, 41 anni; Salvatore Iorio, 40 anni e Salvatore Barbato. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione camorristica, droga, armi, estorsione e tentata estorsione. Franzese è ritenuto referente dei Moccia sul territorio a Casoria. Era lui a parere degli investigatori a gestire le strategie criminali (estorsioni e traffico di droga) avvalendosi dei suoi luogotenenti: Barbato, Piglia e Ambrosio. La gestione degli affari ha portato il gruppo di Franzese a contrapporsi con le organizzazioni malavitose di Afragola e di Caivano. Barbato e Ambrosio si occupavano anche di eseguire le azioni di fuoco decise da Franzese; ad Ambrosio era anche delegato il compito di trasportare le armi e di sostituire periodicamente i telefoni adoperati dal suo gruppo per comunicare; Piglia si occupava invece di mettere a segno, insieme con Barbato, le azioni intimidatorie nei confronti di vittime e rivali. Rullo, infine, veicolava i messaggi, le cosiddette “imbasciate”, e le intimidazioni di Franzese e custodiva le armi. Del gruppo farebbe parte anche un’altra persona che si sarebbe occupato, tra l’altro, del traffico di droga. Tra gli episodi documentati dalla Polizia di Stato figura anche un pestaggio compiuto lo scorso 6 agosto per costringere una vittima a consegnare una somma di denaro. Durante la fase preparatoria i gruppo, composto da Barbato, Piglia, Ambrosio e da altre persone al momento non identificate, si preoccupa anche dell’abbigliamento, ritenuto troppo vistoso, di uno dei componenti “Quella è una stronzata, levati questa (una camicia) di dosso effettivamente cambiatosi la camicia per restare più anonimo. Non solo. Uno dei tre, Barbato, si preoccupa anche del fatto che uno dei suoi complici potesse avere dei tatuaggi capaci di renderli riconoscibili.