L’EDITORIALE (a.a.) – Promossa. La Campania supera l’esame della verifica dei livelli di assistenza in sanità nell’area della Prevenzione, in quella Distrettuale e in quella Ospedaliera. Il Ministero della Salute ha reso noto, infatti, una sintesi dei risultati del monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia per l’anno 2023.
Detta così, non resta che congratularsi con quanti, direttamente o indirettamente, amministrano il settore nella nostra regione. A cominciare da chi guida il massimo Ente territoriale, vale a dire, Vincenzo De Luca. Al quale dobbiamo evidentemente chiedere scusa per gli immotivati attacchi che mai questo giornale gli ha risparmiato con particolare attenzione, appunto, alla gestione del settore.

Peraltro, dai sondaggi del monitoraggio sembrerebbe che il settore sia, in effetti, il fiore all’occhiello di tutta la pubblica amministrazione. Cosa che non è, purtroppo. Intanto, perché si parla di livelli essenziale di assistenza. Vale a dire del minimo sindacale, per così dire. E poi, perché su venti regioni sono ben otto – dunque, quasi la metà delle realtà territoriali – quelle che non raggiungono nemmeno la sufficienza. Infine, perché i nuovi criteri di valutazione – il sospetto è tutt’altro che peregrino – sono stati concordati in sede di conferenza Stato-Regione, sicché a molti (noi compresi) viene il dubbio che alla fin fine emerga il solito vizio tutto italiano: e cioè, quando non siamo in grado di raggiungere i livelli minimi di sufficienza, ne abbassiamo per legge la soglia. Lo facciamo con l’acqua, che è tutto dire.
Ad ogni modo, i dati ministeriali dicono che le Regioni Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna registrano un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree. Nessuna Regione presenta punteggi inferiori alla soglia in tutte le tre macro-aree. Le Regioni che presentano un punteggio inferiore alla soglia in una o più macro-aree sono: in due macro-aree: Valle D’Aosta (Distrettuale e Ospedaliera), Abruzzo, Calabria, Sicilia (Prevenzione e Distrettuale); in una macro-area: P.A. Bolzano, Liguria e Molise (Prevenzione), Basilicata (Distrettuale).
Risultati, che fanno dire alla Cgil, attraverso la segretaria Daniela Barbaresi: “I dati confermano le nostre preoccupazioni sulle forti criticità che attanagliano il Servizio Sanitario Nazionale: nelle gravi e profonde diseguaglianze territoriali, sono otto le Regioni non in grado di garantire i Livelli essenziali di assistenza, negando il diritto alla salute alle persone”.

Certo, poi la Cgil non perde l’occasione per buttarla in politica, additando – al solito – le responsabilità al governo, dimenticando magari che il settore è nelle competenze delle regioni. Ma tant’è.
Quello che qui preme sottolineare, dunque, relativamente alla Campania, è il posto nella specifica graduatoria che comunque la nostra regione occupa, come si può vedere dalla tabella che pubblichiamo a fianco. E che la colloca decisamente nella parte bassa: con un punteggio appena sufficiente nell’area Prevenzione e poco più che sufficiente nelle aree Distrettuale e Ospedaliera. In tutti i casi ad almeno 30 punti di distacco dal migliore punteggio della più virtuosa regione (si fa per dire, naturalmente) in materia di Sanità e che – chissà perché – sta sempre al Nord. Insomma, alla fine, c’è poco da scusarsi.