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Salari bassi e lavoro flessibile, in 10 anni 338mila laureati hanno lasciato il Mezzogiorno

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NAPOLI – La cosiddetta fuga di cervelli non aiuta la crescita. Negli ultimi 10 anni quasi 200 mila giovani laureati hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord. E in 138mila si sono trasferiti dall’Italia all’estero, secondo il rapporto Svimez.

Tra gli altri fattori, questa scelta è legata secondo lo studio alle basse retribuzioni: dal 2013 le retribuzioni reali lorde per dipendente sono calate di 4 punti percentuali in Italia e del doppio (-8) nel Mezzogiorno, contro una crescita di 6 punti in Germania.
Il rapporto parla di “degiovanimento e fuga dei giovani”, tanto che le scuole primarie sono a rischio chiusura in 3 mila comuni per mancanza di bambini e dice: “l’emergenza è l’emigrazione”. La ripresa dell’ultimo triennio ha riportato l’occupazione nel Mezzogiorno ai livelli di metà 2008, ma i salari reali sono crollati ed è cresciuta la povertà anche tra chi ha un impiego, tanto che ci sono 1,4 milioni di lavoratori poveri, secondo il rapporto Svimez. Tra il quarto trimestre del 2019 e la prima metà del 2024 i salari reali si sono ridotti del 5,7% al Sud e del 4,5% al Centro nord, rispetto all’1,4% dell’Eurozona. “Un crollo a Sud dovuta ad una più sostenuta dinamica dei prezzi e dai ritardi dei rinnovi contrattuali in un mercato del lavoro che ha raggiunto livelli patologici di flessibilità” si legge in una nota.

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