Dalle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure coercitive, emessa dal GIP presso il Tribunale capitolino, nei confronti di 6 persone, di cui 3 in carcere e 3 ai domiciliari, residenti nella provincia di Roma che – sulla scorta degli elementi sinora acquisiti – sono state ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, truffa aggravata e autoriciclaggio.
Come riporta la nota della GdF, l’indagine, condotta dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, si è focalizzata su una serie di soggetti, molti dei quali pluripregiudicati, i quali, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbero posto in essere plurime cessioni di crediti d’imposta, maturati nell’ambito delle misure di sostegno all’economia denominate “superbonus 110%”. Gli indagati avrebbero fatturato lavori edili per un ammontare complessivo di oltre 12 milioni di euro che, verosimilmente, non sarebbero stati effettuati, e i relativi crediti fiscali fittizi sarebbero stati successivamente rivenduti a società compiacenti e, infine, monetizzati.
Le condotte illecite, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbero state realizzate anche con l’ausilio di due professionisti, entrambi operanti a Roma: un ingegnere che ha asseverato i lavori e un commercialista che ha apposto i visti di conformità alle spese, previsti dalla normativa di settore per accedere al beneficio fiscale. Le operazioni di p.g. sono state effettuate da circa 90 militari della Guardia di Finanza appartenenti al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, con il supporto della componente AT-PI e di un’unità cinofila del Comando Provinciale di Roma. Le misure cautelari sono state emesse nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza degli indagati.