Depositato in Procura, a Roma, un esposto dal Cobas con il quale si chiede ai pm di avviare verifiche in relazione alla decisione di “riprogrammare il richiamo vaccinale”. Per i denuncianti questa iniziativa, che riguarda lo slittamento da 21 a 42 giorni del siero Pfizer, è “in contrasto con le prescrizioni del produttore del farmaco così come autorizzato” ed in assenza “di studi scientifici condivisi che attestino inequivocabilmente l’efficacia della copertura anche in caso di richiamo oltre le tre settimane, potrebbe concretamente mettere in pericolo migliaia di persone”.
Nel documento depositato si afferma, inoltre, che i cittadini “a causa del ritardo nella somministrazione della seconda dose di vaccino sono costretti e, anzi, obbligati a restare in casa per evitare di contagiarsi e di mettere in pericolo la vita dei fragili conviventi. La scelta di modificare la posologia e la metodologia di somministrazione non sembra essere stata preceduta da alcuna analisi di carattere scientifico né da una istruttoria e, anzi, come detto, si pone in palese contrasto con le raccomandazioni ufficiali sull’utilizzo e sulla somministrazione del vaccino”.
Nell’esposto si ipotizzano i reati di commercio o somministrazione di medicinali guasti, somministrazione di medicinali in modo pericoloso e fattispecie colpose.