“Fiumi e montagne sono le prime sentinelle del clima, ma abbiamo altrettante sentinelle del territorio in grado di intervenire e incidere con buone pratiche e lungimiranza: sono quelle che dovremmo chiamare con orgoglio le ‘tute verdi’, i lavoratori e le lavoratrici dell’agroalimentare, della forestazione, dei consorzi di bonifica. Sindacati, imprese, istituzioni, possono e devono operare affinché queste professioni siano la leva di un nuovo rapporto tra persona e ambiente”.
Lo scrive il Segretario Generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, nell’editoriale pubblicato oggi sul quotidiano digitale In Terris in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità.
“L’attuale crisi idrica – afferma il sindacalista – mette a rischio fino a metà delle produzioni agricole e zootecniche, ed è figlia di quel degrado del territorio di cui parlano anche i recenti dati del Global Land Outlook, con il 28% del suolo italiano e il 40% di quello terrestre colpiti da desertificazione e siccità”. Per Rota, si tratta di una sfida globale da affrontare con una serie di scelte che la Federazione cislina sta promuovendo da tempo: “Valorizzare la bilateralità, ad esempio, per migliorare il mercato del lavoro, per formare i lavoratori nell’utilizzo virtuoso delle nuove tecnologie, che parlano il linguaggio dell’agricoltura 4.0 e offrono tante possibilità di gestione virtuosa dell’acqua, e poi programmare un uso produttivo e rigenerativo dei boschi, una tutela degli invasi che affianchi la produzione di energia pulita, e gestire in modo partecipato e previdente gli 880 milioni previsti dal Pnrr per le infrastrutture irrigue. Una transizione ecologica, insomma, che non impatti negativamente sul lavoro ma, al contrario, possa rappresentare nuove opportunità di crescita e sviluppo sostenibile”.
“In Italia, tra l’altro – ricorda il leader della Fai-Cisl – possiamo cogliere l’occasione di un’altra importante ricorrenza: il centenario della bonifica integrale, che anticipò sotto tanti aspetti l’idea stessa che abbiamo oggi di sostenibilità. Questi cento anni ci consegnano un patrimonio di esperienze e conoscenze, in termini di politica agraria, relazioni industriali e sindacali, multifunzionalità produttiva, che non va assolutamente disperso. Al contrario, va consolidato, rimettendo il lavoro agroalimentare e ambientale al centro dell’agenda politica”.