“I dati dei primi semestri degli ultimi quattro anni raccontano molto bene l’emergenza morti sul lavoro nel nostro Paese. Una scansione tragica della nostra Penisola che evidenzia come – nonostante gli appelli ad una maggiore diffusione della sicurezza sul lavoro da parte di illustri cariche istituzionali, politica e sindacati – nulla sia cambiato e nulla stia cambiando. Perché in Italia si continua a morire ogni giorno”.
Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, non ha dubbi sui contorni drammatici della situazione in Italia. Ed è così che introduce la più recente indagine degli esperti dell’Osservatorio mestrino che hanno disegnato forme e contenuti dell’emergenza dei primi semestri degli ultimi quattro anni: dal 2019 al 2022.
Nel 2019 le vittime erano 482. Nell’anno dell’inizio della pandemia (ovvero il 2020) le vittime sono diventate 570 e 538 nel 2021, per poi scendere a 463 nel 2022. Ebbene nel significativo decremento della mortalità dal 2021 al 2022 – che parrebbe una variazione più che confortante – si nasconde in realtà l’altra faccia della medaglia di questi dati che sono “drogati” dalla pandemia. E infatti, i morti per Covid che nel 2021 erano 367 su 538, nel 2022 sono diventati 11 su 463. Dunque, in assenza di emergenza sanitaria, le morti sul lavoro sono drammaticamente aumentate passando da 171 nel 2021 a 452 nel 2022 con un +164%. E per individuare le regioni in cui il rischio di mortalità dei lavoratori è maggiore, l’Osservatorio sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre calcola l’indice di incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa – cioè il rischio reale di morte – elaborando una mappa che divide il Paese a colori proprio come accaduto in tempo di Covid.
E la maglia nera in Italia negli ultimi quattro anni spetta al Molise che è sempre rimasto in zona rossa dal 2019 al 2022. Seguito dal Trentino Alto Adige – in zona rossa negli ultimi due anni – e dall’Abruzzo in zona rossa dal 2019 al 2021, in giallo nel 2022. Mentre la regione che non ha mai abbandonato la zona bianca nei primi semestri degli ultimi quattro anni è la Sardegna; seguita dal Friuli Venezia Giulia che solo nel 2021 era in zona arancione, dalla Liguria che dal 2021 al 2022 è rimasta in zona bianca lasciando la zona gialla dei due anni precedenti e dal Veneto in zona bianca per due anni dal 2019 al 2020 per poi passare però, in un progressivo peggioramento, alla gialla e all’arancione. (Tutti i dati regione per regione sono disponibili nella tabella allegata).
Dal 2019 al 2022 le denunce di infortunio sono passate da 323.831 del primo semestre del 2019 alle 382.288 nel 2022. “Una recrudescenza dell’emergenza – sottolinea Mauro Rossato – considerando tutti gli infortuni, mortali e non, l’incremento nel 2022 continua ad essere del 43,3% rispetto al 2021. E in questo totale, le denunce “non Covid” aumentano del 41% passando da 213.853 a 301.294. Nel 2022 aumentano anche le denunce “Covid”, da 52.951 a 80.994. E i settori della Sanità, Attività Manifatturiere e dei Trasporti rimangono sempre in cima alla graduatoria.
Nei semestri considerati il rischio più elevato di morte viene rilevato tra gli over 65, con un’incidenza di mortalità sempre sopra la media nazionale. Si va da un’incidenza di 42 morti ogni milione di lavoratori del 2019 (media nazionale di 14,5 infortuni mortali per milione di occupati) a 91 del 2020 (media nazionale 21,2), a 61 del 2021 (media 19,7), a 47 del 2022 (media 15,2). Significativa l’incidenza di mortalità tra i giovanissimi (15-24 anni) più che tra i trentenni. I giovanissimi (15 – 24 anni) sono anche quelli che fanno rilevare l’incidenza maggiore nel totale di denunce di infortunio (mortali e non mortali). Sempre almeno doppia rispetto a quella delle altre fasce d’età: numeri che confermano i più recenti drammi che hanno coinvolto ragazzi giovanissimi in incidenti mortali durante stage e alternanza scuola lavoro.
“Questo dimostra che le fasce di età dei più giovani e dei più anziani sono quelle più a rischio di infortunio mortale – spiega ancora il Presidente dell’Osservatorio Vega Engineering –. Aspetto da tenere in considerazione vista anche la propensione del legislatore di posticipare l’età di pensionamento”. Altra importante rilevazione nell’ultima indagine dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre riguarda i lavoratori stranieri. Perché il rischio per loro è più elevato in tutto il periodo considerato dall’Osservatorio mestrino. E questo vale sia per gli infortuni mortali in occasione di lavoro che per quelli in itinere. Nel 2019, infatti, l’indice di incidenza di mortalità in occasione di lavoro per gli stranieri era pari a 25; vale a dire quasi il doppio di quella rilevato tra i colleghi italiani. E lo stesso avveniva per i decessi avvenuti in itinere. L’incidenza di mortalità per gli stranieri era pari a 12. Quella degli italiani era pari a 6. Gli ultimi dati disponibili, poi (gennaio – giugno 2022), confermano il rischio di morte ancora quasi doppio per gli stranieri.
“Un campanello d’allarme per le attività produttive del nostro Paese – commenta Rossato – evidentemente ci sono delle lacune, non solo culturali, sul fronte della formazione dei lavoratori stranieri che non devono essere sottovalutate, perché sono una forza lavoro rilevante per l’Italia, spesso coinvolta in attività ad alto rischio. Le difficoltà nel diffondere la cultura della sicurezza anche verso i lavoratori stranieri devono essere risolte prima possibile”. Nei primi semestri degli ultimi tre anni è il lunedì il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali sul lavoro in Italia. Per la precisione, nel primo semestre del 2019 il 21% del totale degli infortuni mortali sono avvenuti di lunedì, nel 2020 il 23 %, nel 2021 il 21%. Invece, nel primo semestre del 2022 il martedì è il giorno in cui si registra il più elevato numero di infortuni mortali sul lavoro (19%).