Commentando i dati sulla rappresentanza diffusi nei giorni scorsi dall’ARAN, che vedono la CISL come sigla più rappresentativa del comparto istruzione e ricerca, ho detto che lavoratrici e lavoratori premiano “un modo serio e responsabile di fare sindacato, che assegna priorità al confronto e alla contrattazione e assume il bene comune come orizzonte costante di riferimento”. Qualcuno ha voluto leggervi un “contatto” con le intenzioni del ministro Valditara e con quanto dallo stesso dichiarato in un’intervista sugli scioperi di qualche settimana fa. Osservo che lo “stile CISL” cui facevo riferimento risale più o meno al 1950, anno di fondazione di un sindacato che da allora, e non da oggi, si attiene a quello stile, talvolta distinguendosi, proprio per questo, dalle scelte di altre sigle; con le quali, peraltro, non sono certo pochi né insignificanti le azioni condotte unitariamente. Sugli ultimi scioperi, mi sarei volentieri astenuta da commenti, vista l’eloquenza dei numeri: per noi si è trattato di una scelta del tutto sbagliata, il cui esito era facilmente prevedibile. Anche per questo suggerirei cautela a chi vuol leggervi addirittura la chiusura di un’epoca:
che il primato del conflitto e dell’antagonismo sia per le relazioni sociali un modello superato è noto da tempo; quanto a riconoscere il valore del confronto e del negoziato, come la CISL da sempre rivendica, non valgono le belle parole ma i fatti, dei quali dunque rimaniamo in attesa. Come avvenuto anche con altri governi, di ogni colore. Sui dati ARAN, infine, una precisazione mi sembra necessaria, di fronte alle cortine fumogene generate da analisi nelle quali si mescolano dati e contesti assai diversi (addirittura partendo dal 2001, quando i comparti avevano ben altra composizione) per far dire ai numeri ciò che piace di più. La realtà che ci consegnano gli archivi è che la CISL, sulla base dei criteri oggettivi con cui si stabilisce il tasso di rappresentatività, ha conquistato nel 2019 il primo posto nel comparto istruzione e ricerca, fino ad allora occupato dalla CGIL, e che lo ha confermato nel 2022. Ne siamo ovviamente molto soddisfatti, come ho detto nei miei commenti, senza trionfalismi che io per prima considero fuori luogo. Preferiamo leggerlo, quest’ottimo risultato, come stimolo a fare ancor meglio il nostro lavoro, che è ciò che conta e che le lavoratrici e i lavoratori apprezzano”, termina il comunicato stampa.