Nei giorni scorsi, è stata convocata una conferenza dei servizi per discutere del progetto Geogrid e delle trivellazioni nei campi flegrei e di una eventuale ripresa degli scavi. A giugno 2020, il cantiere in zona Pisciarelli è stato chiuso in seguito a un incidente: l’esplosione di un geyser con un getto di fumo alto 50 metri circa.
“Un gas con alta concentrazione di anidride carbonica e particolato, molto simile a quello delle fumarole ma che, in certe quantità, può diventare letale per l’uomo” – spiega Mastrolorenzo. Si ricorda che il progetto Geogrid è stato cofinanziato dalla Regione Campania e prevede lo studio per lo sviluppo di una centrale geotermica. Da quanto trapela, il Comune di Pozzuoli e la stessa Regione, in base ai rilievi tecnici dell’Ingv e dell’Osservatorio vesuviano, hanno respinto la richiesta di ripresa delle attività. Ma l’attenzione resta alta.
“Appena ho saputo della conferenza dei servizi – prosegue il geologo – ho scritto all’Ingv per spiegare quali potessero essere le conseguenze negative. Siamo nell’area, tra la Solfatara e l’Oasi WWF, a più alta attività sia dal punto di vista geofisico che geochimico. E’ l’area in cui sono concentrati gli epicentri dei terremoti dell’attuale fase bradisismica e quella di più probabile apertura di bocche eruttive”.
Cosa potrebbe accadere continuando a scavare è materia oscura: “Non lo sappiamo e per questo deve prevalere il principio di precauzione – sostiene Mastrolorenzo – Siamo di fronte a un sistema complesso la cui reazione a una nostra azione potrebbe non essere commisurata. Potenzialmente, una trivellazione in profondità potrebbe provocare esplosioni, nuove bocche eruttive, un aumento dei fenomeni bradisismici. Potrebbe addirittura cambiare l’intero sistema, rendendo nulli i dati raccolti per decenni sui campi flegrei, fondamentali per tutta l’attività di prevenzione”.