I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, nell’ambito dell’operazione denominata “FREE CREDIT”, avevano eseguito nel gennaio scorso 35 misure cautelari e oltre 80 perquisizioni in Emilia Romagna e, in contemporanea in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto.
L’attività di polizia ha colpito un articolato sodalizio criminale con base operativa a Rimini, ma ramificato in tutto il territorio nazionale, composto da 56 associati e 22 prestanome, indagati con l’accusa di aver frodato lo Stato italiano per 440 milioni di euro commercializzando falsi crediti di imposta, i cosiddetti “bonus”, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal Governo con il Decreto Rilancio (D.L. 34/2020), durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà.
Solo due indagati erano riusciti a sfuggire durante l’effettuazione della maxioperazione: ritenuti, allo stato delle indagini, il capo del ramo pugliese dell’organizzazione e un commercialista – la mente tecnica; pochi giorni prima dell’esecuzione dell’ordinanza erano volati a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e in Colombia per una breve vacanza ma, venuti a conoscenza della retata che aveva smantellato l’organizzazione criminale, hanno deciso di non rientrare più in Italia, convinti di essere ormai al sicuro in quel paradiso tropicale.
Ma gli inquirenti della Procura della Repubblica e gli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Rimini avevano monitorato ogni spostamento, conoscevano i posti frequentati dai due indagati e le loro abitudini e, sulla base di questi elementi, hanno richiesto al Ministero della Giustizia italiano l’emissione di un mandato di arresto internazionale.
Qui è entrato in gioco il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, organismo interforze della Direzione Centrale della Polizia Criminale che opera come unico punto di contatto nazionale per supportare le forze di polizia nelle attività investigative all’estero; i dati dei due latitanti sono stati subito comunicati ai collaterali uffici Interpol della Repubblica Dominicana e della Colombia che, supportati dagli Esperti per la Sicurezza italiani operanti presso le nostre Ambasciate in quei paesi, hanno attivato le forze di polizia locali per il rintraccio e l’arresto ai fini estradizionali dei ricercati.
Dopo una serrata attività di ricerca, il commercialista è stato arrestato all’aeroporto di Medellin, in Colombia, dove si stava temporaneamente recando, ed è attualmente detenuto nelle carceri di Bogotà in attesa delle procedure di estradizione.
Il “re dei bonus”, in quanto ritenuto, allo stato delle indagini, essere il capo del ramo pugliese dell’organizzazione e avere un ruolo centralissimo nella frode, era invece a Santo Domingo, dove è stato fermato dopo un accurato pedinamento effettuato dalla polizia dominicana sulla base delle risultanze delle indagini dei finanzieri riminesi: aveva con sé numerosi telefoni cellulari, varie schede telefoniche di diversa nazionalità e oltre dieci carte di credito e denaro contante tra euro, dollari, pesos colombiani e dominicani per circa 6 mila euro.
Per lui le procedure di consegna alle autorità italiane sono state più rapide: la Repubblica Dominicana lo ha espulso e messo su un aereo per l’Italia, sul quale ha trovato, per essere scortato nel nostro Paese, due agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.
L’ex latitante è atterrato domenica scorsa all’Aeroporto di Fiumicino, dove i Finanzieri, in stretta collaborazione con la Squadra di Polizia di Frontiera della Polizia di Stato, lo hanno formalmente arrestato e condotto presso la casa circondariale di Rimini per essere messo a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
L’operazione sottolinea ancora una volta l’efficacia dell’azione delle Fiamme Gialle a contrasto della criminalità economica e finanziaria a livello nazionale, europeo e internazionale e la validità della collaborazione tra gli uffici investigativi territoriali e lo SCIP, che garantisce un costante interscambio info-operativo globale e può contare su una rete di Esperti per la Sicurezza dislocata in oltre sessanta Paesi del mondo.