In corso Umberto I di Napoli la felicità per la riapertura dei negozi dopo quasi due mesi di zona rossa si è unita alla preoccupazione di un futuro incerto. Decine di serrande sono rimaste abbassate, non si contano le vetrine svuotate all’interno delle quali sono rimasti pochi manichini svestiti. I commercianti storici, come Attilio Pinto, titolare di Casa di Torino, precisano che la pandemia ha dato solo il colpo di grazia ad una zona, quella del corso Umberto, già martoriata da trentennale cantiere per la metropolitana in piazza Nicola Amore e dai lavori di via Marina: “E’ ormai da tempo che questa zona è in crisi. Solo intorno al mio negozio hanno chiuso già cinque attività”.
“I clienti sono pochissimi, forse la gente ha paura, oppure la crisi è troppo forte. E’ come se non avessimo aperto” spiega una commerciante. Sullo sfondo, il pensiero corre ai debiti contratti per restare a galla e alle tasse da pagare: “Lo Stato per noi non ha fatto nulla, a parte ristori risibili – afferma Raffaele Capasso, dell’omonimo negozio di abbigliamento – Anche i dipendenti ci dicono che la cassa integrazione non è arrivata”. All’orizzonte un futuro nero: “In molti non conosciamo il nostro destino. Non sappiamo che sarà il prossimo a chiudere la serranda”.