L’EDITORIALE di ANTONIO ARRICALE – Vergogna. Non c’è altra parola per descrivere ciò che la Regione Campania – intesa come maggioranza e opposizione – ha appena consumato nel retrobottega della politica. In gran segreto, sperando di farla franca, nel senso di non farlo sapere in giro. Infatti, nel passaggio in aula – questo era probabilmente l’intento – tutto sarebbe stato ricompreso sotto un unico articolo, con una sola cifra, senza troppi dettagli.
Il presidente Vincenzo De Luca – è questa la notizia – ha distribuito becchime per oltre 12 milioni di euro a tutti i consiglieri e tutti, ma proprio tutti (a dire il vero, l’unica mosca bianca ci è sembrata la consigliera Maria Muscarà) si sono precipitati a pizzicare. Perché di questo si parla: di mance da 10, 20 e 30 mila euro distribuite a pioggia, senza alcuna logica, se non quella di alimentare la clientela elettorale di ciascun consigliere.
In una diversa circostanza avremmo parlato di mazzette elargite in vista delle elezioni. È un po’ volgare come espressione, ma non trovo altre parole. E la logica di questa spartizione è proprio questa.
Dunque, ricapitolo. Mercoledì scorso si è riunita la seconda commissione consiliare per approvare gli emendamenti alla legge finanziaria regionale. Pochi articoli approvati singolarmente con la formula “con il voto di astensione di tutta l’opposizione” e poi complessivamente “a maggioranza”.
Emendamenti e finanziamenti – uno è portato a pensare – elaborati in una logica di visione armonica dello sviluppo territoriale regionale, finalizzati a portare linfa al debole sistema economico campano, che faranno magari da volano alla crescita, che serviranno per risalire le posizioni di coda che puntualmente vedono le nostre province nelle classifiche del benessere e del buon vivere. Insomma, emendamenti che, nella logica della vecchia visione costituzionale della prima Repubblica, vedeva le Regioni come enti di programmazione, non di mera spesa, come sono diventate oggi, dopo la nefasta modifica del Titolo V. Macché, non c’è niente di tutto questo.
C’è, invece, che nella maggior parte dei casi, si tratti di piccoli finanziamenti indirizzati ad una lista interminabile di chiese e parrocchie (leggasi comitati elettorali) per organizzare le attività più disparate. Certo, ci sono interventi anche per piccoli comuni, ma anche in questo caso si tratta in finanziamenti spot, per cifre che non vanno oltre i 60 mila euro e per niente risolutivi dei veri problemi che attanagliano le comunità locali. Si finanzia, insomma, aria fritta. Quella che piace a questa politica, ma non alla gente, che infatti, non a caso, si tiene ben lontana dalle urne. Certo sbagliando, perché poi, alla fin fine, saranno i pochi “clienti” a determinare il corso degli eventi futuri. Ma questo è un altro discorso.
Nel momento contingente, invece, non possiamo fare a meno di sottolineare che, sommati complessivamente, gli emendamenti approvati in seconda commissione regionale, vanno ben oltre 12 milioni di euro. Una cifra enorme, laddove si pensi – a mo’ di un solo esempio – che la Sanità regionale, per cui De Luca chiede continuamente soldi allo Stato centrale, quest’anno vedrà, probabilmente, una decurtazione del bilancio di settore di almeno 15 milioni. E che di questo passo – lo ha detto l’altro giorno non senza cognizione di causa – ci ritroveremo sempre lui, Vincenzo De Luca, alla presidenza della Regione anche fra cinquant’anni.