L’EDITORIALE di ANTONIO ARRICALE – Giorgio Magliocca si è dimesso sia da presidente della Provincia che da sindaco di Pignataro Maggiore. Ha, evidentemente, giocato di anticipo nei confronti della magistratura e dei cittadini di Terra di Lavoro che aspirano a vivere giorni migliori.
E’ facile ritenere, infatti, che – considerato la portata dell’inchiesta della magistratura che lo vede pesantemente coinvolto – Magliocca ancora in carica, avrebbe rischiato l’arresto preventivo laddove i pm, nel prosieguo delle indagini, avessero ravvisato un pericolo della reiterazione dell’ipotesi di reato o di inquinamento delle prove. Pericoli, entrambi, che con le dimissioni vengono naturalmente a cadere, evitandogli – nel caso – il rinnovo di una drammatica esperienza.
Del resto, c’è un precedente che non depone a suo favore, essendo per così dire già recidivo: dichiarò che era molto malato, qualche tempo fa, per cui si dimise salvo rientrare miracolosamente in salute e nelle cariche. Credere, insomma, nella buona fede dell’ex sindaco e ex presidente della Provincia – in teoria avrebbe venti giorni per ritirare le dimissioni – è un po’ difficile, anche quando afferma: “Le attività investigative di ieri hanno di nuovo riportato alla mia mente e a quella dei miei familiari le vicende del 2011, quando ho subito per undici mesi una ingiusta detenzione. Avevo promesso che mai più ci sarebbe stata una situazione di pericolo, per me e per la mia famiglia. Così purtroppo non è stato e di fronte alla responsabilità di genitore che ho, in modo particolare quella di garantire la serenità ai miei giovani figli e a tutti i miei familiari, non posso che prendere la decisione di dimettermi dalla carica di sindaco e di presidente della Provincia”.
In ogni caso, resta – quella della carcerazione – un’esperienza drammatica – non ci sono dubbi – che lascia cicatrici indelebili, evidentemente, e che – a meno che non si sia un delinquente incallito – fanno tremare le vene e i polsi al solo pensiero di poterle ripetere.
Certo, rimpiangerà non poco, Giorgio Magliocca la prospettiva offertagli dal caso di disporre di un red carpet – garantito a livello nazionale da Antonio Tajani e a livello regionale da Fulvio Martusciello – che lo avrebbe portato ovunque avesse desiderato: a Santa Lucia, a Montecitorio, a Strasburgo. Aspirazioni che ora non potrà più coltivare avendo, nel frattempo, deciso di frequentare anche altre compagnie, e per le quali è finito nuovamente nell’occhio del ciclone.
Pazienza, Giorgio, è stato bello finché è durata. Peraltro, lasciacelo dire, checché tu ne possa pensare, lasci questa Provincia – sia nel senso politico che strettamente territoriale – non proprio migliorata. Anzi, decisamente peggiorata. E dire che fare peggio era davvero difficile. Che cosa accadrà adesso? Per intanto, tutti a casa. Aria nuova. Le dimissioni – se confermate, come molti di noi sperano (a cominciare, immagino, dagli stessi magistrati) – avvia ineluttabilmente la procedura commissariale. Poi si vedrà. Il ricambio – di aria, mentalità, uomini ed esperienze – non ha fatto mai male