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Processo “Arancia meccanica”, tensione in aula: imputato minaccia il suicidio

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BENEVENTO – Si sono vissuti attimi di panico ieri nel tribunale di Benevento, nel corso dell’udienza del processo noto come “Arancia Meccanica”. Uno degli imputati ha infatti minacciato di togliersi la vita, costringendo i magistrati a sospendere la seduta.

I quattro, che si ritrovano oggi sul banco degli imputati, sono accusati di tortura, sequestro di persona e rapina.

I fatti risalgono al dicembre dello scorso anno: l’indagine dei carabinieri nacque da un controllo a un’auto a San Leucio del Sannio, da parte di una pattuglia di militari dell’Arma nella tarda notte nel mese di dicembre. A bordo del veicolo, tre uomini, un cinquantaduenne, un ventiduenne e un ventenne che aveva segni di violenza sul volto. I militari scoprirono che il ragazzo era stato aggredito dai due uomini in un’abitazione a Benevento, dove ancora si trovavano due suoi amici, uno minorenne, «ostaggi» di altre due persone, padre e figlio, che impedivano loro di uscire. I due furono poi liberati e con i loro racconti hanno contribuito alla ricostruzione di quanto accaduto.

I tre ragazzi erano andati a Benevento in quella casa nel Rione Libertà per risolvere pacificamente un litigio avuto alcuni giorni prima con dei coetanei, ma erano stati rinchiusi per diverse ore all’interno dell’abitazione, percossi e torturati, anche con l’uso di armi (tra cui coltelli ed un manganello), dai quattro indagati.

Da qui la contestazione del grave reato di tortura – previsto dall’art 613 bis commi 1 e 4 c.p. – aggravato dalle lesioni oltre che dei reati di sequestro di persona e rapina. Alle tre furono sottratti cellulare, somme di denaro e l’auto con la quale erano giunti in Benevento, poi utilizzata per trasportarli presso degli sportelli bancari automatici e costringerli a effettuare prelievi da conti correnti.

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