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Prato, scoperta un’organizzazione criminale che ha trasferito all’estero oltre 170 milioni di euro frutto di attività illecite

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Tra le gravi forme di illegalità economico-finanziaria perseguite dalla Guardia di Finanza di Prato, un posto di rilievo è rappresentato dal trasferimento all’estero di ingenti capitali frutto di evasione fiscale ed altre attività illecite perpetrate dalle numerose imprese a conduzione cinese. Si tratta di consistenti risorse sottratte alla collettività.

In tale contesto, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Prato ha concluso la prima fase di un’importante operazione di servizio, denominata “Pluto”. Le complesse investigazioni, avviate di iniziativa e proseguite sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno tratto spunto da specifica attività info-investigativa realizzata dal Corpo nonché dall’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio pervenute dalla Banca d’Italia.

È stato così individuato un sodalizio illecito composto dai componenti di una famiglia di origine cinese residente a Prato, i quali – avvalendosi di prestanome prezzolati – dal 2013 ad oggi hanno costituito ben 24 imprese individuali “fantasma” al solo scopo di rastrellare, da altri soggetti economici loro connazionali operanti in tutto il territorio nazionale, ingenti provviste di denaro frutto di evasione fiscale ed altre illiceità.

Capitali che le ditte “fantasma” ricevevano sotto forma di corrispettivi di fatture per operazioni inesistenti emesse e che i componenti del nucleo familiare provvedevano poi a trasferire in estremo oriente, dopo aver trattenuto una percentuale per la prestazione di servizio resa.

Le indagini hanno permesso di ricostruire – dal 2013 ad oggi – un flusso di denaro verso la Cina pari ad oltre 170 milioni di Euro, tramite bonifici operati da conti correnti intestati alle ditte “fantasma”, in realtà gestiti dagli stessi componenti del sodalizio. Operazioni finanziarie non supportate da alcuna giustificazione. Le ditte investigate sono risultate avere sede in bugigattoli inutilizzati, non disporre né di lavoratori dipendenti né di strutture ed attrezzature e non avere mai operato importazioni di merci.

I formali titolari delle imprese, anch’essi di origine sinica e quasi tutti irreperibili, erano reclutati da una loro connazionale e, a fronte di un compenso in contanti di circa 14mila Euro, mettevano a disposizione i propri documenti di riconoscimento per avviare le false attività imprenditoriali ed aprire le posizioni bancarie.

Nei confronti del cittadino cinese a capo del sodalizio, il Tribunale di Prato ha emesso una misura cautelare in carcere ed ha disposto il contestuale sequestro per equivalente di beni fino all’ammontare di oltre 17 milioni di Euro. Emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessa e/o infedele presentazione della dichiarazione annuale ed omesso versamento dell’IVA i reati al momento contestati. Denunziato anche un cittadino italiano per esercizio abusivo della professione di intermediario immobiliare.
Le indagini, tuttora in corso, proseguono al fine di raccogliere ulteriori elementi probatori atti a circostanziare e confermare l’origine illecita dei proventi trasferiti in Cina e suffragare così l’ipotesi del reato di riciclaggio.

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