NAPOLI – Al via la piattaforma Anac a disposizione dei piccoli Comuni di cinque regioni del Mezzogiorno per predisporre la sezione “Rischi corruttivi e trasparenza” del PIAO (Piano integrato di attività e organizzazione).
L’iniziativa è stata presentata presso l’Auditorium della “Porta del Parco” di Bagnoli, alla presenza del presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia, e del consigliere di Anac Consuelo del Balzo, del sindaco di Napoli e presidente nazionale di Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) Gaetano Manfredi, del sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro, del capo di gabinetto del ministro per la Pubblica Amministrazione, Pio Giovanni Marrone, di Angela Procaccini e dell’autore di “Mafiosamente” Raffaele Russo.
Il progetto si rivolge in particolare ai Comuni con popolazione fino a 5mila abitanti e fino a 50 dipendenti di Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Calabria, supportandoli nella definizione e attuazione della loro strategia di prevenzione, secondo il principio per il quale una pianificazione completa e corretta riduce i rischi e aumenta la fiducia dei cittadini nel prudente utilizzo delle risorse, creando valore pubblico.
“Purtroppo i dati sulla corruzione finora fanno emergere solo la punta dell’iceberg, non ci sono dati su tutto quello che è corruzione”, ha spiegato il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, a margine dell’evento.
“Per guardare al di là della percezione e osservare la realtà – ha detto Busia – abbiamo lavorato in un progetto finanziato dall’Unione europea sugli indici di rischio corruttivo, con una serie di istituzioni, dall’Istat alle Università. Il programma consente di individuare in termini oggettivi, e non con la sola percezione, il rischio corruttivo e dare una fotografia più dettagliata. Il programma è stato scelto dall’Onu fra i 4-5 progetti a livello mondiale migliori e che ora sono un modello che si sta usando a livello globale. I piccoli Comuni sono esposti a volte a un rischio in più proprio perché hanno meno risorse e quindi bisogna affiancarli, lavorare con loro. Partiamo dai piccoli Comuni perché è fondamentale cominciare dagli enti che hanno più bisogno di aiuto. Anac li affianca aiutandoli, con la digitalizzazione, ad adempiere alla normativa di prevenzione della corruzione”.
“Preoccupa il fatto che si siano alzate le soglie con le quali si affidano lavori e si possono dare gli affidamenti diretti da parte dei Comuni. Perché fino a 140 mila euro oggi si può decidere di affidare senza gara”, e “spesso non si conoscono i prezzi” sicché gli spazi di discrezionalità sono molti e in certi contesti i sindaci si trovano in difficoltà perché hanno magari una pressione dall’esterno alla quale difficilmente possono dire di no, proprio perché sono loro a dover decidere senza dover neanche comparare le gare”.
Questa legge “incide sulla spesa – spiega – perché se l’amministratore chiede un preventivo a una sola impresa e lui non sa che quel lavoro potrebbe costare 100 mila euro, è più probabile che gli arrivi un preventivo da 120 mila euro invece uno da 80 mila, proprio perché non c’è comparazione e questo aumenta il costo che grava sui cittadini. Poi c’è anche un costo di fiducia nei confronti delle istituzioni, che viene meno nel momento in cui si verifica un caso di corruzione”.
L’impegno dell’Anac si concentra sul nuovo programma per i Comuni che hanno meno di 5 mila abitanti: “Stiamo lavorando su un progetto con i fondi del Pnrr dedicato a formare gli amministratori, i funzionari e i responsabili di progetto, che si occuperanno dei contratti pubblici. Parteciperanno alla nuova formazione circa 20 mila persone con livelli specialistici per la creazione di competenza complessiva che è una delle leve essenziali nelle pubbliche amministrazioni”.