NAPOLI. L’Alleanza di Secondigliano controllava gli appalti e i lavori in cinque ospedali della città. Lo ha rivelato in aula il collaboratore di giustizia Luigi Cimmino, ex capoclan del quartiere del Vomero a Napoli, ma i soldi entravano anche dalle estorsioni per i lavori nelle stazioni metropolitane dell’area collinare, compresa quella di Materdei.
L’ex capo indiscusso dell’omonimo clan è stato escusso ieri mattina nell’ambito del processo a carico della cosiddetta ‘ala “imprenditoriale” del clan. Il pentito ha anche parlato dei i rapporti con i clan Mallardo, Licciardi, Contini e Lo Russo, ai quali andava «una percentuale su ogni estorsione al Vomero». Cimmino si è soffermato sulla maxi-estorsione compiuta al Cardarelli durante la costruzione dei nuovi padiglioni, un appalto da oltre 50 milioni di euro. Il processo vede alla sbarra la nuova cupola della camorra vomerese e gli imprenditori accusati di aver favorito gli affari della cosca di salita Arenella. Al dibattimento sono andati Alessandro Desio, Massimiliano De Cicco, Anna Di Popolo, Guido Galano, Daniela Nenna, Simone Paolino, Giuseppe Sacco, Marco Salvati, Luigi Trombetta e Salvatore Zampini. Luigi Mastantuono. L’inchiesta della Dda culminata nel blitz di ottobre 2021 ha consentito di svelare un mastodontico giro di estorsioni, in particolare nel settore ospedaliero, per controllare gli appalti la camorra operava attraverso estorsioni e pressioni sulle imprese.