“Non è molto che ha compiuto il salto di specie. Si sta ancora adattando, per questo vediamo che muta e diventa più contagioso. Vediamo un aumento della contagiosità. L’indice R0, che indica la capacità di diffusione di un virus in assenza di misure di contenimento, era intorno a 2,5 per il ceppo di Wuhan. La variante Alfa, quella che chiamavamo inglese, era salita tra 4 e 5. La Delta oggi è fra 5 e 7. È un fenomeno che ci aspettiamo, l’abbiamo visto anche con Ebola e vari ceppi di influenza. Quando un virus approda in una nuova specie non si trova mai in una condizione ideale. Deve adattarsi, e l’aumento della contagiosità è un aspetto importante della sua evoluzione” – afferma il biotecnologo Alessandro Carabelli.
“Dobbiamo monitorare anche altre varianti che potrebbero avere caratteristiche simili, se non peggiori. Una variante al momento limitata comincia a comparire in Campania e Umbria. Per ora è un piccolo cluster di 216 casi, che sembra circoscritto. I ricercatori campani che hanno sequenziato questi virus li hanno depositati in un database pubblico, consultabile in tutto il mondo, che si chiama Gisaid. È un focolaio di variante Gamma, o brasiliana, cui si è aggiunta una nuova mutazione (P681H). Il ceppo Gamma, comparso a fine 2020, ha una certa capacità di eludere anticorpi e vaccini. La nuova mutazione invece svolge il ruolo di dividere in due la proteina spike che il virus usa per contagiare la cellula. Scissa in due subunità, la spike contagia molto meglio. È quel che accade anche con la variante alfa o inglese e con la Delta o indiana”.
I casi sono ancora pochi, ma è da tenere sotto controllo. “Noi lo teniamo d’occhio, ma non ha ancora un nome perché i casi sono pochi. Ufficialmente appartiene ancora alla variante Gamma. Fa capire però quanto sia importante monitorare le nuove mutazioni che si accumulano alle mutazioni che le varianti possiedono già”.