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Neonazisti in manette, l’inchiesta sull’ordine di Hagal aperta dalla Procura di Napoli

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NAPOLI – La Digos di varie città italiane ha eseguito 12 misure cautelari in carcere e 25 perquisizioni domiciliari nei confronti di presunti appartenenti a una associazione suprematista e accelerazionista attiva anche in rete, sulla piattaforma Telegram, col nome “Werwolf division”.

Le indagini, guidate dalle Direzioni distrettuali antiterrorismo di Napoli e Bologna e coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sono una costola dell’inchiesta della Digos e della procura di Napoli, coordinata dai pm Claudio Orazio Onorati e Antonello Ardituro (ex Dda ora alla Dna) sull’Ordine di Hagal, che alcuni anni fa ha consentito di sgominare una cellula neonazista finita sotto processo davanti ai giudici della Corte di assise di Napoli, che tra i capi aveva Maurizio Ammendola, 46 anni di Maddaloni (condannato a 5 anni e mezzo) , oltre a Michele Rinaldi (5 anni e sei mesi), Massimiliano Mariano e Giampiero Testa (entrambi condannati a 3 anni e 6 mesi), fu coinvolto anche un cittadino ucraino, Anton Radomsky che avrebbe fatto parte del famigerato battaglione Azov, ritenuto un gruppo militare neo nazista. L’ispettore della Digos Gentile, durante il dibattimento, riferì che tra gli obiettivi della cellula neonazista c’erano un attentato ad una caserma dei carabinieri e ad un centro commerciale. Alcuni degli indagati erano già stati sottoposti a perquisizione nel maggio 2023 dalle Digos di Bologna e Napoli che negli ultimi due anni hanno svolto le indagini in collaborazione con il Servizio per il contrasto all’estremismo e terrorismo interno della Direzione centrale polizia di prevenzione, supportate anche dal Servizio della polizia postale e per la sicurezza cibernetica.

gmm

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