Si tratta della “Petrolmafie Spa”, ovvero dell’operazione della Guardia di Finanza che ha portato tra Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria all’esecuzione di 71 misure cautelari e al sequestro di beni per quasi un miliardo di euro. È emersa una “gigantesca convergenza di strutture e pianificazioni mafiose originariamente diverse nel business della illecita commercializzazione di carburanti e del riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome”. Le indagini hanno fatto emergere la centralità del clan Moccia, mentre sul versante della ‘ndrangheta le famiglie coinvolte sono quelle dei Piromalli, Cataldo, Labate, Pelle e Italiano nel reggino e dei Bonavota, gruppo di San Gregorio, Anello di Filadelfia e Piscopisani a Catanzaro.
Un business enorme, dunque, che, come una spirale, si intrecciava con molteplici esponenti di camorra, ‘ndrangheta e colletti bianchi che attraverso effetto moltiplicatore dell’Illecito, avrebbe annichilito la concorrenza, sia per i prezzi alla pompa troppo bassi per gli operatori onesti, sia per la paura di questi ultimi nel comprendere che di fronte hanno imprenditori collusi.