Da qualche tempo a questa parte è palese l’interesse per il Napoletano e non solo a Napoli: sono nate e continuano a nascere numerose iniziative, anche sui social media, purtroppo a volte “arrangiate” e non con valenza scientifica, con l’intento di “salvare” e divulgare l’idioma di Eduardo De Filippo e Raffaele Viviani e della celeberrima canzone napoletana. E’ stato costituito un comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, presieduto dallo scrittore Maurizio De Giovanni.
Il 10 ottobre scorso è la data di inizio di una serie di incontri circa il Napoletano nella sede dell’Istituto Français di Napoli, iniziativa presentata al pubblico e alla stampa il 3 ottobre.
A proposito di queste recenti attività che avrebbero lo scopo di valorizzare l’idioma Napoletano si riporta il parere del prof. Massimiliano Verde, Presidente dell’Accademia Napoletana, per la tutela della lingua e cultura napolitane, interlocutore UNESCO per il decennio internazionale delle lingue autoctone 2022-2032, autore del primo corso di livello europeo di lingua e cultura napoletane ai sensi del QCER (Quadro Comune di Riferimento per la Conoscenza delle Lingue), patrocinato dal Comune di Napoli e svoltosi nel 2017, nonché di iniziative altamente culturali e didattiche a Napoli, in Europa (Grecia, Spagna, Germania) e nel continente americano. Il prof. Verde ha dichiarato: “È, in primo luogo, per un adeguato insegnamento del Napoletano, fondamentale tenere conto dei lasciti dei più alti studiosi di questa lingua, comei professori Carlo Iandolo e Raffaele Bracale dei quali sono stato allievo e amico, e battersi per l’introduzione del Napoletano stesso nei programmi scolastici degli istituti d’istruzione e scuole pubbliche almeno nella città di Napoli.
In secondo luogo, ritengo quanto meno contraddittorio ed anzi, molto dannoso,l’accostamento diretto od indiretto allo studio dell’ idioma napoletano, di enti culturali come l’Accademia della Crusca che hanno altri compiti e funzioni, (tutela della lingua italiana) in particolare ad esempio con la presenza di suoi esponenti nel comitato regionale campano per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano, quanto ancor più nella “promozione” di dizionari e, per così dire “presidii” a corsi che si vorrebbero anche presentare come fortemente “identitari” come quello che si sta realizzando all’Istituto Francese di Napoli”.
Il lavoro accademico del prof. Verde per la valorizzazione del Napoletano è stato oggetto di discussione accademica, proprio in questi giorni, nel corso di una conferenza internazionale a cura della professoressa María Luisa Trejo Sirvent, evidenziando il contributo di Verde nella prestigiosa pubblicazione, dal titolo “Investigación Humanística. Temas y enfoques emergentes”, edita dall’Università Autonoma del Chiapas, in Messico. E proprio sulla scorta di esperienze e realtà internazionali simili con cui Verde collabora da anni, è fondamentale che venga evidenziata la criticità verso la tutela del Napoletano di certe operazioni che appaiono non corrette ed appunto contraddittorie e pertanto rischiose per la stessa identità linguistico-culturale napoletana.
“Sembra, infatti”- così come asserisce ancora il prof. Verde – “che ci sia in atto un tentativo, sulla scorta di opere cinematografiche (fictions, soap operas, films, ecc.) ed artistiche in genere che riguardano Napoli, molto discutibili, di riproporre in salsa moderna, vecchi modelli culturali e strumentali di tipo lombrosiano, quanto meno folclorico ed in ogni caso molto superficiali e privi di reale contenuto pedagogico, quanto al patrimonio socio-linguistico napoletano”, tentativi che il prof. Verde stesso ha già denunciato, in cooperazione con l’associazione UANM (Unione Azzurra nel Mondo) e di antropologi, esperti sociolinguisti e giuristi internazionali, anche al Comitato della Regione Campania per la tutela del patrimonio linguistico napoletano, senza però, purtroppo, ad oggi, alcun riscontro. Tale inazione ha condotto il prof. Verde e i suoi collaboratori a rivolgersi nel 2021 al Consiglio d’Europa (dal 2018 anche all’UNESCO), in occasione delle giornate europee del patrimonio e del European Day of Languages (EDL)- Giornate Europee delle Lingue rilevando l’assenza di misure istituzionali concrete per salvaguardare e insegnare l’idioma napoletano e soprattutto difendere la dignità sociale dei suoi parlanti troppo spesso non rispettata dai mass- media e dal sistema culturale italiani.
FOTO E FONTE: Comunicato Stampa