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Morto per amianto, i giudici condannano raffineria a risarcire un milione e mezzo

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NAPOLI – A distanza di sei anni dalla morte di un ex dipendente della raffineria Kuwait (ex Mobil Oil Italiana), il giudice del Lavoro del tribunale di Roma ha accertato la responsabilità dell’azienda per il decesso dell’uomo, condannandola a risarcire la famiglia con oltre 1,5 milioni di euro.

V.T., scomparso nel dicembre 2016 a 70 anni, era morto per un mesotelioma pleurico, una forma di cancro causata dall’esposizione prolungata all’amianto. L’operaio aveva lavorato nella raffineria di Napoli, prima come pompista e poi come conduttore di caldaie e impianti nella centrale termoelettrica. I legali della parte lesa avevano evidenziato che l’operaio era stato esposto a polveri e fibre di amianto “direttamente, indirettamente e per contaminazione ambientale”, inoltre, l’uomo non era stato dotato di mascherine protettive né erano presenti cappe di aspirazione negli ambienti di lavoro. In sostanza l’azienda non ha attuato alcuna cautela tesa a metterlo a riparo dalla contaminazione. I giudici hanno riconosciuto un risarcimento di 444.787 euro per la famiglia, più circa 300mila euro ciascuno per la vedova e i tre figli.

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