The Russian president and his American counterpart will make a decision on the return of ambassadors, respectively in Moscow and Washington, to the Geneva summit. “Ambassadors participate in negotiations on both sides, they are members of official delegations. They have been away from their main place of work for several months now and, of course, the presidents should make a decision today on the future of the heads of diplomatic missions,” Peskov said in an interview with First Channel, picked up by Interfax.
“Then there are the flagship issues, indispensable for reasons of values and potability of the respective public opinions. Human rights, for example. With Alexei Navalny languishing in jail and an increasingly suffocating grip on the opposition’s ability to operate and freedom of information. Or, on the Russian side, the great betrayal of the West, which promised – says Putin – not to move NATO’s borders eastward anymore and then did exactly the opposite. It will take time. Meanwhile, at the end of the summit, there will be no joint press conference but separate statements to journalists. And according to the Kremlin, the choice comes from the Americans. In short, beyond the pre-match folklore, the clues lead to a clear objective: however minimal, results are needed. Even the announcement of a second meeting – that is, the start of a path – would be an extraordinary thing.
Incontro Biden – Putin: obiettivo dialogo
Il presidente russo e il suo omologo americano prenderanno una decisione sul ritorno degli ambasciatori, rispettivamente a Mosca e Washington, al vertice di Ginevra. “Gli ambasciatori partecipano ai negoziati da entrambe le parti, sono membri delle delegazioni ufficiali. Sono stati lontani dal loro principale luogo di lavoro per diversi mesi ormai e, naturalmente, i presidenti dovrebbero prendere una decisione oggi sul futuro dei capi delle missioni diplomatiche”, ha detto Peskov in un’intervista a Primo Canale, ripresa da Interfax.
“Ci sono poi i temi di bandiera, irrinunciabili per ragioni di valori e potabilità delle rispettive opinioni pubbliche. I diritti umani, ad esempio. Con Alexei Navalny che langue in galera e una stretta sempre più soffocante su agibilità dell’opposizione e libertà d’informazione. Oppure, per parte russa, il gran tradimento dell’Occidente, che promise – dice Putin – di non spostare più a est i confini della Nato e poi ha fatto esattamente il contrario. Ci vorrà del tempo. Intanto, al termine del vertice, non ci sarà nessuna conferenza stampa congiunta ma dichiarazioni separate ai giornalisti. E stando al Cremlino, la scelta viene dagli americani. Insomma, al di là del folklore prepartita gli indizi conducono verso un obiettivo chiaro: per quanto minimi, servono risultati. Già l’annuncio di un secondo incontro – ovvero l’avvio di un percorso – sarebbe una cosa straordinaria.