LUSCIANO (Rosa Amalfi) – La speculazione edilizia selvaggia è la cifra che caratterizza il comune di Lusciano da almeno un ventennio. Il fenomeno ha da sempre il suo nervo scoperto nell’ufficio tecnico comunale, dove arrivano progetti sfornati come pizze.
Progetti non sempre in linea con le norme generali in materia di costruzioni, che spesso sfuggono al controllo (per carità, magari in buona fede) cui evidentemente si applicano, forse, interpretazioni normative in deroga. Non si spiegano altrimenti marchiane soluzioni che sono sotto gli occhi di tutti: cubature aumentate, distanze perimetrali non rispettate, aperture di vani che spesso sono come un pungo nello stomaco. Ma tant’è.
Il meccanismo utilizzato dai protagonisti – società edilizie e tecnici – nella distrazione generale di chi dovrebbe, per dovere di ufficio, vigilare ha assunto i connotati di una pratica non proprio – è il caso di dire – “edificante”. C’è chi parla di un vero e proprio “sistema” che presiede e regola comportamenti che si sono consolidati nel tempo.
Formalmente, infatti, i progetti sono firmati da diversi tecnici, che così si guadagnano giustamente la pagnotta, pardon, la parcella. Alcuni sono del luogo, altri dei comuni viciniori. La convenienza degli uni e degli altri soggiace alla regola della rotazione, in modo da non destare eccessive attenzioni. È un po’ come avviene per il meccanismo dei fornitori di fiducia dell’ente: oggi tocca a me, domani a te, dopo domani all’altro. Un meccanismo, tuttavia, che somiglia tanto ad una roulette, dietro cui, a far girare la pallina però, c’è sempre il croupier e, più in generale l’organizzazione del casinò. Insomma, c’è chi fa da banco: chi ci guadagna, cioè, a prescindere, ad ogni giro. Inutile chiedere chi? Le bocche dei cittadini, anche di quelli che mostrano di saperla lunga, restano cucite. Alle domande insistenti della cronista offrono, però, un indizio: a muovere la giostra sono sempre gli stessi. E gli amministratori, sia di maggioranza che di opposizione, lo sanno bene. Non possono fingere di cadere dal pero. Anche perché, a favorire questo stato di cose, c’è un peccato originale che tocca tutti.
Il peccato cui si fa riferimento è il Piano urbanistico comunale: il cosiddetto Puc. Lo strumento urbanistico – ricordano i nostri interlocutori – fu approvato dall’amministrazione Esposito, della quale facevano parte, direttamente o indirettamente, anche gli attuali amministratori. Non solo. Anche l’opposizione – di allora e di oggi – ha la sua parte di responsabilità. A quello strumento che già in tutta evidenza mostrava linee di sviluppo disarmonico con l’antico tessuto urbanistico del paese, nessuno si oppose. Nessuna voce critica si levò in quella seduta del Consiglio comunale, che fu vissuta infatti come momento storico, per il Comune di Lusciano, da tutte le forze politiche. La minoranza, infatti, si astenne.
Non solo. Le successive migrazioni in seno alla compagine amministrativa la dicono lunga sul consociativismo imperante che da sempre lega, sia nel fare che nello disfare, i diversi portatori di interessi a Lusciano. Interessi che ruotano, in tutta evidenza, intorno alla questione urbanistica. Avvenne, infatti, che alle successive elezioni il capo della minoranza, Domenica Inviti, fu sostenuta come candidato sindaco proprio dal primo cittadino uscente, Nicola Esposito, che dopo due mandati non poteva più ricandidarsi. Una soluzione che non piacque, però, ai maggiorenti della vecchia maggioranza, che invece una parte si cementò attorno all’attuale sindaco Mariniello. Il quale, però – ed è storia di questi giorni – dopo neanche due anni di amministrazione, si è dimesso. Apparentemente, senza motivo. E, anche in questo caso, tutti zitti. Eppure il Palazzo brucia. Mentre il partito del cemento continua a fare, indisturbato, i propri affari. (5. Fine)
Nelle foto, da sinistra: Giuseppe Mariniello, Nicola Esposito, Consiglia Conte e Domenica Inviti