LUSCIANO – di Antonio Sanfelice – Il sindaco Giuseppe Mariniello ha ritirato le dimissioni. Alla chetichella. L’annuncio ufficiale non è stato ancora dato e, tuttavia, è convinto di aver recuperato numeri (maggioranza di nove consiglieri) e dissenso (uno due bruchi dell’originario bozzolo della lista civica Farfalla e dopo che se ne sono dette di tutti i colori) per restare ancora in sella.
La sensazione, tuttavia, è un po’ quella dell’atmosfera che si respirava a bordo del Titanic, dove, con grande spensieratezza, si continuava a ballare mentre appunto il transatlantico imbarcava dalle crepe nello scafo tanta acqua fino a farlo inabissare.
Le falle che faranno affondare, però, l’amministrazione comunale Mariniello non sono – come pure si potrebbe essere indotti a pensare – dovute all’alto tasso di litigiosità interna, spesso originato da inconfessabili motivi di potere o di piccoli interessi personali. No, la falla più grande è nei numeri e nelle procedure del bilancio comunale che, come ormai tutti sanno, è da bancarotta.
Il Comune, infatti, per usare il linguaggio ovattato della pubblica amministrazione è in dissesto finanziario. La certificazione, con delibera nr. 23 del Consiglio comunale, è del 5 maggio scorso. E già questo elemento – se si fosse trattato di un’azienda privata – sarebbe stato sufficiente per rivoltare il management come un calzino. Insomma, si sarebbe dato il ben servito, senza troppi riguardi, all’amministratore delegato e all’intero Cda. Tanto più che – essendo la situazione scoppiata con questa maggioranza politica di cui, però, molti responsabili sono sempre gli stessi, da almeno tre lustri a questa parte – non ci si può appellare a nessuna attenuante.
Insomma, un minimo di etica, all’indomani stesso della dichiarazione del dissesto, avrebbe dovuto consigliare a tutti di farsi da parte. Così non è stato. Peccato, perché si sarebbero risparmiati almeno l’onta di essere cacciati via – “ope legis” – con lo scioglimento dell’amministrazione e del Civico consesso. Perché questo accadrà. È soltanto questione di giorni. E anche di prendere atto, in seno alle autorità tutorie (prefettura e ministero dell’Interno) che la situazione, per come si è messa, è diventata assolutamente indifendibile. Sotto tutti i punti di vista.
Ma procediamo con ordine. Il 22 luglio scorso al Comune di Lusciano si è insediata la Commissione straordinaria di Liquidazione (Adele Ferraro, Franca Maietta e Francesco Casaburi) per l’adozione dei provvedimenti richiesti dalla legge finalizzati, appunto, all’estinzione dei debiti (oltre 16 milioni di euro, calcolati per difetto). Di conseguenza, l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato viene portato all’approvazione del Consiglio comunale il 15 ottobre scorso. E qui accade il primo colpo di scena. La maggioranza consiliare diserta la seduta. Qual è il motivo non è dato sapere. Alla fin fine si tratta di un atto dovuto.
Il Consiglio comunale, tuttavia, è riunito in seconda convocazione qualche giorno dopo, il 17. Numero non proprio propizio per la maggioranza, che ancora una volta diserta l’aula e, dunque, è costretta a subire l’iniziativa della minoranza che con sette consiglieri comunali presenti rende la seduta valida. Minoranza che, ovviamente, con la delibera n. 58 vota di “non approvare”, insomma di bocciare l’ “ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato 2024-2026”. (E, paradosso della politica – giusto per annotare – tra i sette consiglieri che bocciano il documento di riequilibrio dei conti c’è pure Francesco Palmiero il bruco che ora ridiventa Farfalla dalle ali cangianti che svolazza nuovamente nel prato del sindaco Mariniello).
Il voto del Consiglio comunale equivarrebbe, in un paese serio, dove le regole si applicano senza avvertire il bisogno di interpretarle, l’avvio della procedura di scioglimento. E, invece, avviene il secondo colpo di scena. La maggioranza – per il tramite del presidente del Consiglio – riconvoca il Civico consesso per il 22 ottobre, proprio sul limite dei tre mesi fissati dal Tuel (art. 259) per procedere, infine – con l’opposizione che intanto abbandona l’aula – con l’approvazione di un punto dell’ordine del giorno già approvato nella seduta precedente. E, ai puntuali rilievi giuridici opposti dal segretario comunale, Mariateresa Giugliano, alla fine, la stessa maggioranza decide comunque: uno, di annullare la delibera precedente (nr 58) – benché il punto non fosse all’ordine del giorno dei lavori –; due, di procedere all’approvazione dello stesso punto.
Ora, al lettore risparmiamo tutti i bizantinismi interpretativi della legge per cui, probabilmente, gli avvocati amministrativisti già sono stati allertati per i rispettivi ricorsi e contro-ricorsi. Salvo constatare che si tratta di tempo e soldi buttati – posto che ci si limitasse ad applicare lo spirito della legge – e, cioè, come in una nota di qualche anno fa precisa lo stesso Ministero dell’Interno: “Il termine di tre mesi è perentorio e il mancato rispetto è considerato grave violazione di legge e, come tale, sanzionato con lo scioglimento del Consiglio comunale”.
Ma il fatto ancora più grave è anche un altro. Il Dipartimento per gli affari Interni e Territoriali del Viminale, infatti, all’Ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato 2024-2026 del Comune di Lusciano”, cui il documento contabile era stato inoltrato il 5 novembre scorso, dopo i rimpalli e le contestazioni delle sedute del Consiglio comunale, ha risposto con 38 – diconsi trentotto – pagine di contestazioni e prescrizioni, che gli uffici comunali hanno protocollato il 26 novembre scorso. Data, questa, da cui la maggioranza ritiene, ora, di cominciare a contare per la decorrenza dei famosi tre mesi indicati dagli articoli 262 comma 1 e 141 comma 1 lettera a) del Testo unico degli enti locali (Tuel) per lo scioglimento del Consiglio comunale.
Numeri, commi e cifre, però, che almeno nelle intenzioni di chi comanda, fanno passare in secondo ordine la cruda realtà dei fatti: un piccolo comune oberato da un grave dissesto finanziario, diventato negli anni capitale italiana della speculazione edilizia selvaggia e dove le pratiche amministrative, anche quelle più elementari, spesso vanno a braccetto di inconfessabili interessi, nel silenzio e disattenzione totale delle autorità tutorie.
Eppure, basterebbe dare uno sguardo al PUC, confrontare i nomi dei vecchi proprietari terrieri, seguire le permute e annotare i nomi di quanti in Consiglio comunale, sulle tavole all’esame del Civico consesso, entrava e usciva dall’aula: tavole approvate spesso con il sostegno dell’astensione del voto della minoranza. Insomma, un gioco da ragazzi, che speriamo non ci toccherà fare in assenza di chi avrebbe più titolo.
(Nell foto, il Palazzo comunale di Lusciano, il prefetto di Caserta Lucia Volpe, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ed il sindaco Giuseppe Mariniello)