10 luglio 1992. Come si evince dall’agenda grigia del giudice Paolo Borsellino, quella calda giornata romana fu ricca di impegni, di incontri di vertice con esponenti vari delle FF.OO. Mancavano solo 9 giorni a quel tragico e triste 19 luglio. Nell’animo nobile di Paolo Borsellino era ormai nitida e certa l’idea che bisognava fare quanto più in suo potere, nel minor tempo possibile, poiché la sua sorte era segnata.
Poche settimane prima, il Paese era stato tristemente colpito dalla morte di Falcone, di sua moglie e della scorta e andava incontro alla tragica fine del giudice Borsellino. In quelle settimane, infamanti accuse ricaddero anche su esponenti delle FF.OO. ma ancor più ruolo avuto da alcuni esponenti dell’intelligence. Proprio l’intelligence andava incontro ad uno dei periodi più grigi della sua storia repubblicana, poiché di lì a pochi mesi sarebbe scoppiato lo scandalo dei fondi neri del SISDE che portò agli arresti di diversi dirigenti del Servizio.