TEVEROLA – Gli interessi economici che gravitavano intorno alla Lottizzazione Schiavone hanno coinvolto imprenditori, amministratori pubblici del Comune di Teverola e professionisti. A poco meno di un mese dagli interrogatori preventivi, iniziati il 14 ottobre, il gip Daniele Grunieri del tribunale Napoli nord ha emesso otto misure cautelari, quattro agli arresti domiciliari e altrettante al divieto di dimora nel comune alle porte di Aversa.
I carabinieri hanno sequestrato la struttura immobiliare Parco Iris in località Madama Vincenza, in parte già completata e in vendita e in parte ancora da costruire, e il fabbricato in via Fratelli Bandiera. Questa la scrematura del giudice che ha in parte accolto le richieste della Procura aversana, guidata dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, che chiedeva più misure cautelari e più severe. I reati contestati sono concorso in corruzione e abusi edilizi. Le indagini dei carabinieri si sono basate su intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestro di atti amministrativi e pedinamenti, che hanno svelato contatti continui tra amministratori e beneficiari, anche con intermediatori per il rilascio di permessi a costruire, che secondo la Procura sono frutto di accordi illeciti. Gli investigatori avevano apposto ‘cimici’ nell’auto dell’ex sindaco Biagio Lusini, divenuto poi consigliere di opposizione. L’ex primo cittadino sarebbe stato l’ideatore e il deus ex machina di una speculazione edilizia in un’ampia area agricola, che grazie al cambiamento di destinazione d’uso del piano urbanistico approvato dal Consiglio comunale, sarebbe divenuta edificabile. Avrebbe agito nella duplice veste di consigliere di opposizione e di imprenditore interessato a costruire il complesso edilizio incriminato, triplice veste se si tiene conto del ruolo di mediatore per favorire gli interessi del proprietario dei terreni. Grazie a laute promesse di tangenti avrebbe convinto l’attuale sindaco Tommaso Barbato, l’assessore ai Lavori pubblici e il responsabile dell’ufficio tecnico a rilasciare i permessi edilizi. Le indagini iniziate nel 2023 hanno disvelato una inquietante e illecita commistione e osmosi tra interessi pubblici e privati. Lusini avrebbe demandato il ruolo di sindaco ad un consigliere comunale di opposizione, poi dimessosi nel 2022. Lo scopo sarebbe stato quello di poter reggere il comando della vasta speculazione immobiliare senza esporsi. I fatti contestati hanno attraversato due consiliature, fino alle elezioni del 2024: colui che all’inizio delle indagini era sindaco veniva rieletto consigliere e poi nominato vicesindaco, l’ex assessore ai Lavori pubblici diveniva consigliere di minoranza, mentre un ex consigliere di minoranza passava nelle file della maggioranza. Lo scorso mese di ottobre si dimettevano in seguito alle richieste di arresto della Procura e ai conseguenti interrogatori preventivi davanti al gip. (Nei riquadri Pasquale De Floris – a sinistra – e Gennaro Pitocchi)
gmm