Dieci anni fa, l’Italia tutta e l‘Isola del Giglio sono state scosse dalla terribile tragedia della Costa Concordia che, per una manovra errata dopo l’inchino dedicato a Mamiliana Rossi, mamma dell’allora maitre, si è schiantata sugli scogli colando a picco e causando la morte di ben 32 persone.
I volti di bambini terrorizzati e di tutte le persone che erano su quella nave li ricordano benissimo l’allora Vicesindaco Mario Pellegrini che è salito subito sulla Concordia per salvare quante più vite possibili, insieme ai Vigili del Fuoco. E ci sono riusciti. Negli occhi ancora quei momenti terribili ed un nome, quello di Francesco Schettino, comandante della nave, reo di numerose leggerezze ed errori nelle procedure che avrebbero potuto salvare più persone. Sta scontando una condanna a 16 anni: fu sua la manovra errata dell’inchino, insieme a numerosi ritardi per l’abbandono nave, un’ora e 9 minuti dopo l’impatto. Dopo, soltanto scuse accampate e la consapevolezza di non saper assolutamente gestire una tragica emergenza come quella che ha causato, disinteressandosene completamente.
Insieme a lui, numerosi membri della Costa hanno patteggiato le pene ammettendo le loro responsabilità, come il capo dell’unità di crisi a Genova Roberto Ferrarini, con il quale Schettino parlò più volte quella terribile notte ed il timoniere Jacob Rusli Bin che non capì gli ordini, girando a sinistra invece che a destra. Oggi il ricordo dopo dieci anni, che verrà rinnovato ogni anno come “Giornata della Memoria”: vige il silenzio, il cordoglio, il lutto che investe ancora tutta l’Isola, per non dimenticare ma rispettare le 32 vittime. Chiusi i negozi e gli alberghi, arriveranno autorità e naufraghi insieme a Kevin Rebello, il fratello di Russel, cameriere indiano che fu l’ultima vittima ad essere restituita, mille giorni dopo il naufragio. “Tutto questo dolore poteva essere evitato se non ci fosse stato l’inchino”, dichiara Kevin all’Ansa. E come dargli torto.