Povero Gennaro Sangiuliano, messo prima alla berlina, poi in croce, ora sott’inchiesta. Le pagine dei giornali, oggi, traboccano di particolari relativi all’indagine avviata dalla Corte dei Conti e dalla magistratura ordinaria nei confronti dell’ex ministro della Cultura, accusato di peculato e di rivelazione di segreti di Stato.
Ovviamente, per come è offerta ai lettori, la notizia sottintende già una sentenza di colpevolezza: poco poco di aver sperperato denaro pubblico per convegni lussuriosi.
In ogni caso, il povero Genny è chiamato a dimostrare di essere innocente.
La cosa che più stupisce in questa appendice della vicenda politica – che somiglia peraltro a tante altre di questa vituperata Seconda Repubblica e che accomuna, beninteso, in episodi di deprecabile malcostume sia la destra, sia il centro e sia la sinistra, ahinoi – è che si omette di dire (o di non sottolineare abbastanza) che l’indagine sull’ex ministro è un atto dovuto da parte della magistratura, che parte cioè da una denuncia fatta dal portavoce dei Verdi Angelo Bonelli. Il quale, peraltro, in punta di diritto, avendo investito della questione i giudici e non il Parlamento, avrà – immagino – articolato la denuncia in maniera circostanziata della censurabile condotta di Sangiuliano e, dunque, formulato precise accuse all’ex ministro. In difetto o insussistenza delle quali Bonelli, di riflesso, dovrà – immagino sempre io – rispondere di calunnia. E, però, già ipotizzo come finirà il tutto, dopo il can can di questi giorni.
Del resto, non è questo l’aspetto della vicenda che più mi adombra, al momento. Sicché, vorrei sottolineare e condividere alcuni spunti di riflessione con i nostri lettori: 1) l’iscrizione del nome dell’ex ministro nel registro degli indagati è un atto dovuto della magistratura a seguito di una denuncia-querela di parte; 2) è Bonelli che dovrebbe, intanto, renderci edotti non tanto dell’avvenuta iscrizione del Sangiuliano nel registro degli indagati, come immagino si sarà preoccupato di fare ai quattro venti, quanto delle accuse e soprattutto prove che addebita all’ex ministro; 3) non è Sangiuliano – mi pare – che deve dimostrare la sua innocenza, quanto il portavoce dei Verdi a doverne dimostrare la colpevolezza.
In uno Stato di diritto funziona così. E anche i giornali dovrebbero saperlo. Altra cosa, ovviamente, è il giudizio politico.
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