A 30 anni dalla legge 257/1992 che l’ha messo al bando, in Italia si continua a morire di amianto. Ma questa fibra killer risulta essere la grande esclusa del PNRR. L’inchiesta sul mensile di Legambiente.
A trent’anni dall’approvazione della legge che ha messo al bando l’estrazione, l’importazione, la produzione e commercializzazione di amianto e di prodotti che lo contengono, in occasione della Giornata mondiale delle vittime del lavoro e dell’amianto, Legambiente torna oggi a ribadire la necessità di agire nella lotta contro questa fibra killer, che tiene di fatto ancora sotto scacco il Paese, provocando gravi effetti sulla salute dei cittadini.
All’emergenza amianto è dedicata l’inchiesta del mensile di Legambiente La Nuova ecologia (numero di aprile) che raccoglie i dati aggiornati del Rapporto del registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), denunciando che, degli oltre 31 mila i casi di mesotelioma pleurico registrati dal 1993 al 2018, l’80% è dovuto proprio all’esposizione alle fibre d’amianto. Ma oggi appena il 25% della fibra killer è stato rimosso e, seguitando a questi ritmi, per liberarsene serviranno altri 75 anni, cui sommare ulteriori 40 anni di latenza del mesotelioma. Da Nord a Sud, del resto, le bonifiche vanno a rilento sia per quanto riguarda i grandi siti industriali dell’amianto che per gli edifici pubblici e privati che espongono spesso inconsapevolmente le persone a questa pericolosa fibra.
“A 30 anni dalla legge 257/1992, in Italia si continua a morire di amianto. — ha commentato Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente — La situazione è sempre più drammatica e conferma la necessità di cambiare rotta, con provvedimenti incisivi, e non più prorogabili, nella direzione della messa in sicurezza e la bonifica degli edifici e dei territori contaminati e della promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione ad hoc rivolte ai cittadini. Infatti, nonostante la sua forza distruttiva, l’argomento amianto, non sembra essere una priorità per il governo, che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) trova accenno solo in riferimento agli investimenti nel parco agrisolare, bruciando ogni chance di destinare preziose risorse nella sua lotta e sancire così il primato della salute dei cittadini e della difesa dell’ambiente.”