Il corsivo di Antonio Sanfelice – Non so se l’avete ascoltato, il presidente Vincenzo De Luca, nei suoi panni di predicatore settimanale, venerdì scorso, dal pulpito della sede istituzionale della Regione Campania,
con l’aria assai affranta – sembrava davvero un cane bastonato – e, dunque, ostentatamente addolorato, a suo dire, un po’ per la guerra in Ucraina e un po’ per il montante fragore dei cannoni che ognigiorno arriva dal Medioriente.
Secondo noi, invece, De Luca era moscio perché non ha potuto esimersi dal dover giustificare, agli occhi dei suoi elettori (e soprattutto dei suoi detrattori) la svolta a U cui è stato costretto, con la firma sull’accordo dei fondi di coesione, nei confronti della Meloni, del ministro Fitto, del governo di destra e l’universo mondo a lui contrario. Compresa Elly Schlein, la segretaria del suo partito.
Dunque, i fondi: sono stati una benedizione, arrivati quasi in zona cesarini, per lui che insegue il terzo mandato alla guida della Regione. Costi quel che costi. E dunque una vera manna piovuta dal cielo, pardon da Roma.
Fondi cospicui che gli offrono, finalmente, l’occasione tanto attesa e ormai quasi insperata (perciò sbroccava, a ben vedere) di poter spendere e spandere, appunto in vista delle elezioni regionali. Insomma, ora potrà gettare pastura ai pesciolini elettori.
Perché una cosa è certa: con il Pd o senza il Pd, grazie a qualche sotterfugio dell’ultima ora cui, nei corridoi di Santa Lucia, mefistofeliche intelligenze politiche stanno da tempo studiando, lo sceriffo, il tribuno – o quel che di lui resta, dell’uno e dell’altro personaggio da palcoscenico finora interpretato – la corsa alla riconquista del Palazzo pensa in ogni caso di farla. A dispetto di tutti e di tutto. Anche del buon senso. Con la copertura o meno del Pd.
E poi, vuoi mettere – a sostegno della sfrenata ambizione e brama di potere che si porta dentro fin da quand’era in fasce – l’appoggio che gli è stato garantito, in vista di questa impresa – udite, udite – da Matteo Renzi, altro campione di plateali giravolte. Del quale ultimo, tuttavia, mi direte – ed io concordo – che ormai nello schieramento nazionale conta come il due nel gioco della briscola, cioè niente, sicché, più che dargli aiuto al De Luca, semmai spera di riceverne. Del resto, è in circostanze come queste che il toscanaccio Renzi dà il meglio di sé, interpretando e svolgendo, a sua volta, assai bene il ruolo di Gian Burrasca.
Ne consegue, perciò, paradossalmente, che al De Luca – il quale pure fino ad ieri non ha fatto mistero di odiare il “campo largo”, Renzi – inviso sia a Calenda e a quello che del suo schieramento resta, cioè niente, e sia ai 5Stelle – potrebbe finire addirittura per creargli un ulteriore problema. Non ultimo dei quali – come si è visto – di coerenza. Tra ciò che dice e ciò che invece fa. Appunto.