“I temi della tutela dell’ambiente e del territorio devono essere messi tra le priorità dell’agenda del Parlamento e del Governo nell’interesse del benessere e della salute degli italiani e del sistema infrastrutturale ed economico del Paese. Ci auguriamo che gli atti di questa XIX legislatura siano più coerenti con gli effetti al suolo dei cambiamenti climatici in corso e con la necessità di adattamento a questi cambiamenti. Si parla tanto di fonti di energia rinnovabili e alternative alle fonti fossili non sempre per sensibilità ambientale ma perché esigenza economica conseguenza della riduzione di forniture dalla Russia. Sulla questione climatica si sta commettendo un errore fondamentale: si parla molto di rinnovabili, sì, ma questo riguarda la mitigazione dei cambiamenti climatici, mentre manca tutta la parte relativa all’adattamento, senza il quale rischiamo di subire gli effetti della crisi climatica: alluvioni, allagamenti urbani, frane, mareggiate, valanghe, desertificazione, sollevamento del livello del mare.
Il Parlamento in questa XIX legislatura e il Governo dovrebbero prioritariamente e urgentemente approvare il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e approvare finalmente la legge sul consumo di suolo. Serve una nuova e diversa pianificazione delle aree urbane, dal verde pubblico al drenaggio delle acque piovane. Con la maggior parte della popolazione che si è spostata nelle aree urbane, il regime delle piogge cambiato e le superfici impermeabilizzate aumentate, i sistemi dei drenaggi delle acque di pioggia nelle città, progettati e realizzati tante decine di anni fa, ora richiedono un adeguamento per impedire gli allagamenti urbani ormai all’ordine del giorno che mettono in pericolo vite umane e creano un inquinamento non trascurabile”. Lo ha affermato in un comunicato stampa Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Poi c’è la sentenza del Tribunale civile di L’Aquila. “La sentenza del Tribunale civile di l’Aquila attribuisce un concorso di colpe, per il crollo con vittime di una palazzina a l’Aquila a seguito del terremoto del 6 aprile 2009, oltre al Ministero dell’Interno (15%), al Ministero delle Infrastrutture (15%), agli eredi del costruttore (40% di responsabilità), anche alle vittime per il restante 30% di responsabilità. E’ scritto nella sentenza «È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile».
Una sentenza che vanifica il lavoro delle istituzioni soprattutto nelle attività di allertamento dei pericoli naturali – ha concluso Fiore – che si trasformano in pochi attimi in rischi per le nostre vite. Nei giorni di attività sismica dell’Appennino, nell’aprile 2009, chi doveva dare indicazioni di pericolo rassicurò. Gli studenti rassicurati dalle istituzioni, hanno assunto valutazioni sbagliate, fidandosi delle istituzioni e perdendo la propria vita. La sentenza può essere letta: fate come vi pare, ma non fidatevi delle istituzioni!”.