Nella giornata di ieri personale della Squadra Mobile della Questura della Spezia – coordinato sul campo dal dirigente e dal vice-dirigente – ha concluso un’operazione finalizzata alla repressione del traffico di sostanze stupefacenti in alcuni quartieri cittadini.
L’attività di indagine ha avuto origine dal decesso per overdose da eroina di una ragazza del 1986, avvenuto alla fine di luglio 2021 nel parco cittadino “Navarrino Navarrini” di Gaggiola.
Al termine di una complessa attività investigativa venivano individuati e denunciati, per i reati di spaccio di sostanze stupefacenti e di morte come conseguenza di altro delitto, i due spacciatori magrebini di 22 e 29 anni che le avevano ceduto la dose fatale; contestualmente veniva denunciata per omissione di soccorso una donna italiana di 45 anni che si trovava in compagnia della vittima, la quale si era disinteressata delle condizioni di salute della giovane dandosi alla fuga.
Contestualmente veniva attivata una serie di mirati servizi di osservazione posti in essere dagli operatori della Sezione Antidroga della Squadra Mobile, con numerosi equipaggi impegnati quotidianamente con particolare riferimento al Quartiere Umbertino: tali servizi permettevano di delineare i contorni di una vera e propria rete di spaccio che aveva avvolto il Quartiere in una serrata “morsa”, con protagonisti quattro soggetti magrebini irregolari sul Territorio Nazionale che si alternavano tra di loro interscambiandosi e rifornendo ogni giorno di eroina, cocaina e hashish diverse decine di clienti (da qui il nome dell’operazione, “Hydra”).
Nei momenti di intensificazione dei servizi ordinari di polizia nel Quartiere Umbertino, il gruppo si spostava prevalentemente nei quartieri del Canaletto e del Favaro, continuando senza sosta la loro attività di spaccio al dettaglio.
Il Quartiere Umbertino rimaneva comunque la base operativa del gruppo: nel corso dell’indagine è stata infatti denunciata anche una donna italiana di 47 anni, la quale forniva supporto logistico agli spacciatori extracomunitari mettendo a disposizione la propria abitazione sita in Via Torino e coadiuvandoli per ogni necessità.
Le indagini portavano anche all’individuazione di uno dei fornitori del gruppo criminale, un trentottenne marocchino residente nel Comune di Licciana Nardi (MS): mirati servizi di osservazione e pedinamento permettevano di verificare che lo stesso, non impegnato in alcuna attività lavorativa, manteneva un tenore di vita particolarmente agiato ed aveva nella propria disponibilità diverse autovetture.
Le indagini permettevano di agganciare un’altra rete di soggetti collegata a quest’ultimo, anch’essi acquirenti di sostanze stupefacenti sia da destinare al consumo personale sia da spacciare ulteriormente nelle zone limitrofe.
La rete di spaccio veniva minuziosamente ricostruita con tutte le sue ramificazioni e le migliaia di cessioni, accertate sia con riscontri obiettivi e contestuali sequestri sia per mezzo di avanzati presidi tecnologici; il materiale probatorio raccolto dalla Squadra Mobile permetteva al Magistrato titolare delle indagini, dott.ssa Monica BURANI, di richiedere ed ottenere dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale della Spezia, dott. Fabrizio GAROFALO, l’emissione di 4 custodie cautelari in carcere a carico dei principali indagati, oltre ad una serie di perquisizioni a carico dei soggetti di minor spessore criminale.
All’alba di ieri, lunedì 21 febbraio 2022, gli operatori della Squadra Mobile della Spezia – con l’ausilio di tre equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Genova e di un’unità cinofila antidroga – dopo mirati servizi di appostamento rintracciavano i soggetti destinatari delle misure, conducendoli prima in Questura per la redazione degli atti di rito e poi presso la locale casa circondariale.
All’interno dell’abitazione della cittadina italiana, situata nel Quartiere umbertino – dove vivevano due dei cittadini magrebini tratti in arresto – venivano rinvenute 76 bustine di cellophane termosaldate, contenenti dosi di eroina e cocaina che i due indagati si accingevano ad iniziare a spacciare nel corso della giornata; gli stessi tentavano invano di disfarsi delle dosi, non riuscendovi per il pronto intervento degli operatori.
La perquisizione del principale indagato, che viveva in Lunigiana, consentiva invece di rinvenire la somma di 16.000 euro in contanti, suddivisa in mazzette da 1.000 euro, provento dell’attività di spaccio.
Contestualmente venivano effettuate ulteriori perquisizioni nelle abitazioni di altri indagati: in particolare – nell’abitazione di un cittadino italiano di 48 anni residente a Licciana Nardi, nei confronti del quale gli investigatori avevano ipotizzato il ruolo di custode del principale fornitore degli stupefacenti – veniva individuato un nascondiglio dove si riteneva verosimile che potesse essere rinvenuta della droga: un armadio chiuso, riposto in una cantina, del quale il “custode” non era in possesso delle relative chiavi. L’intervento di “Nagut”, il cane antidroga della Questura di Genova, consentiva di rafforzare il convincimento che l’armadio potesse effettivamente contenere lo stupefacente; forzato lo stesso con un piede di porco venivano rinvenuti al suo interno numerosi panetti per un totale di circa 3,5 kg di cocaina e 5,5 di hashish: la vendita al dettaglio dello stupefacente sequestrato avrebbe fruttato circa un milione e mezzo di euro dalla cocaina e centomila euro dall’hashish.