L’Editoriale di Antonio Arricale – Finalmente la magistratura s’è mossa, è il commento che affiora da una larga fascia dell’opinione pubblica, alla luce dei recenti fatti di cronaca giudiziaria registrati a Caserta e Salerno. In un caso, con le perquisizioni dei carabinieri a casa e nell’ufficio in seno al Consiglio regionale del consigliere Giovanni Zannini.
Nell’altro, con l’arresto del sindaco di Capaccio Paestum, Franco Alfieri. Entrambi – nemmeno a ricordarlo – uomini di fiducia del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che molti ora collocano allo step successivo dell’attenzione dei giudici.
Evidente, perciò, lo scossone politico causato dalle due operazioni giudiziarie: una sorta di bradisismo, cui seguirà – è logico pensare – un forte terremoto che farà, probabilmente, piazza pulita di un’intera classe politica.
La sensazione, infatti, è che si sia soltanto all’inizio dello scoperchiamento del vaso di pandora della politica in Campania. Al di là delle responsabilità dei singoli, insomma, dall’inchiesta dei magistrati sta emergendo in tutta evidenza un diffuso e generalizzato “sistema” politico-clientelare, che oggettivamente era diventato insopportabile, non solo agli occhi dei cittadini benpensanti, ma delle stesse autorità tutorie. E, dunque, che non si poteva più fingere di ignorare.
E sottolineo la parola sistema, nell’accezione che noi campani diamo al termine. I particolari della cronaca giudiziaria ci restituiscono, infatti – ragioniamo sempre per grandi linee, beninteso – la visione di un malaffare che non soltanto si è infiltrato nella pubblica amministrazione, ma che è diventato così pervasivo, al punto da costringere la politica a mutuarne addirittura taluni comportamenti. Penso, per esempio, ai “pizzini”, per dirla con la parola utilizzata dalla pubblica accusa.
L’intera vicenda ci restituisce, inoltre, anche la convinzione di impunità che si era ormai impossessata dei politici e degli affaristi di turno. Oltre, naturalmente, ad un intreccio di interessi che unisce in un abbraccio indistinto il rosso con il nero.
In queste ore numerosi messaggi stanno arrivando in redazione, da parte di anonime persone che – recuperando un coraggio perduto – parlano di politici di sinistra e destra che camminano di conserva; affaristi e burocrati che vanno in vacanza insieme; di Comuni ed enti strumentali amministrati, con arroganza e da tempo immemore, sempre dagli stessi uomini. Nei racconti, infatti, non c’è solo l’indignazione per il sindaco che ha accumulato sei mandati (30 anni) in tre diversi comuni; o il presidente dell’ente che occupa la stessa poltrona da quindici anni e che, dispensatore di grazie, assume figli e signore di personaggi al di sopra di ogni sospetto con procedure approssimative; o il politico – re del trasformismo – che organizza liste sia per la destra che per la sinistra. Voci che ci parlano, inoltre, di regalìe milionarie distribuite come cioccolatini; di cene a base di ostriche e champagne; di supercar da 300 mila euro in mano a giovani imberbi che scorrazzano in lungo e largo per la regione; di mazzette che volano dalla finestra (come i 160 mila euro di cui parliamo in un altro articolo) e di tanto altro ancora.
Voci indignate, perfino arrabbiate, che invocano la caduta degli dei. Ma, tempo al tempo: per ora a cadere sono i birilli. E non è poco.
(Nelle foto, da sinistra: Giovanni Zannini, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, il Tribunale di Salerno, il sindaco di Capaccio Paestum Franco Alfieri)