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Jabil, dopo il Vescovo anche i dipendenti scrivono al ministro Urso

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MARCIANISE – Dopo lo scambio epistolare dello scorso 22 gennaio sulla vertenza Jabil tra il vescovo di Caserta Pietro Lagnese e il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso, i dipendenti della multinazionale si sono inseriti nel dialogo a due con una lettera inviata al Ministro Urso.


Gli addetti ribadiscono in sostanza quanto già sottolineato dal vescovo circa la ragione per cui nei mesi scorsi hanno bocciato la proposta presentata da Jabil ai tavoli ministeriali di ricollocare i 413 lavoratori Jabil nella Tme Assembly Engineering Srl, nuova società realizzata da Invitalia, società del Ministero dell’Economia, insieme all’azienda casertana Tme, con sede a Portico di Caserta. Una soluzione simile a quella del 2015, quando Jabil licenziò e ricollocò circa 300 suoi lavoratori in altre aziende, come Softlab e Orefice, ma gli oltre 200 dipendenti passati in Softlab sono sempre in cassa integrazione, lamentano stipendi arretrati, mentre i 23 ricollocati nell’azienda sarda Orefice sono stati addirittura licenziati.
 Nella missiva inviata ad Urso, i lavoratori Jabil ricordano che “solo la dedizione ed il senso di appartenenza alla multinazionale che i lavoratori hanno dimostrato in tutti questi anni hanno permesso alla Jabil di garantire una tenuta sociale di cui il territorio necessita”; i dipendenti rilanciano poi la loro proposta, che è quella di “convincere Jabil a restare a Marcianise e rilanciare il sito con investimenti che tornerebbero anche utili al sistema Paese, considerato il settore merceologico nel quale operiamo (Green Economy etc.)”.

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