“A 15 mesi dall’inizio della pandemia il numero delle vittime sul lavoro per Covid – 19 continua ad aumentare. E, purtroppo, da gennaio 2020 a marzo 2021 il bilancio è drammatico: 551 i decessi. Ancora 52 vittime che si aggiungono rispetto a quelle rilevate a fine febbraio 2021; e non va meglio sul fronte delle denunce di infortunio per Covid arrivate a 165.528: +5,6% rispetto a febbraio”. La proiezione nitida dell’emergenza giunge da Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, nell’introduzione all’ultima indagine elaborata dagli esperti dell’Osservatorio mestrino sulla base di dati Inail.
E oltre i numeri, infatti, ci sono anche gli incrementi di mortalità: “A marzo 2021 – sottolinea Rossato – abbiamo calcolato un aumento della mortalità del 10,4% rispetto a febbraio 2021”. Sempre alla Lombardia spetta la maglia nera per quanto riguarda il numero di vittime sul lavoro per Covid con il 31,8% delle denunce (175 decessi), seguita da: Campania (61 decessi), Lazio (49 decessi), Piemonte (47), Emilia Romagna (40 decessi), Puglia (33 decessi). E la triste graduatoria prosegue con: la Sicilia (23), la Liguria (21 decessi), il Veneto e l’Abruzzo (19), la Toscana (17), le Marche (16), il Molise e la Calabria (7), l’Umbria (5 decessi), il Friuli Venezia Giulia (4), la provincia autonoma di Trento (3), la Valle d’Aosta e la Sardegna (2), la Basilicata (1).
Gli uomini rappresentano oltre l’80% delle vittime. Osservando, invece, la classifica ancor più significativa dell’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, al primo posto troviamo il Molise con un indice di 66,7 rispetto ad una media nazionale pari a 23,9. Al secondo posto la Lombardia con un indice di 39,8, al terzo posto l’Abruzzo (38,7). Meno elevate rispetto alla popolazione lavorativa le incidenze di mortalità di: Sardegna (3,6), Basilicata (5,3), Friuli Venezia Giulia (7,9), e Veneto (8,9). Rimangono pressoché invariate poi le percentuali di mortalità per settore.
E così il 90,3% delle denunce di morti sul lavoro per Covid rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 27,4% delle denunce con esito mortale, troviamo ancora il settore Sanità e Assistenza Sociale; seguono con il 13,2% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con l’11,2% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…); con il 9,6% invece si trovano sia il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (att.tà degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) che quello del Commercio. Intanto, in 15 mesi di pandemia e di emergenza, anche le professioni più colpite dal dramma sono e rimangono anche a fine marzo 2021 quelle dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con l’11,4% dei casi. Seguiti da: impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (11,1%) e i medici (6,8%). E ancora: conduttori di veicoli a motore (6,8%), operatori sociosanitari (5,2%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (4,1%).
Infine accanto ai decessi sul lavoro per Covid troviamo le denunce di infortunio totali legate al contagio da gennaio 2020 a marzo 2021; si tratta di 165.528 denunce, ovvero un quarto del totale delle denunce di infortunio pervenute (secondo dati Inail). L’incremento nel mese di marzo rispetto a febbraio è del 5,6%. Sette contagiati su dieci sono donne. Come rilevato per i decessi anche per le denunce di infortunio totali è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 97,4% dei casi. E così accade anche per il settore più colpito, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare il più elevato numero di denunce con il 67,5% del totale delle denunce. A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce); il settore dei servizi di vigilanza, attività di pulizia fornitura di personale e call center (4,4% delle denunce); e le Attività Manifatturiere (2,8% delle denunce).
Per quanto riguarda la classifica delle professioni più coinvolte, rimane piuttosto stabile e scopriamo che il 38,5% delle denunce di infortunio riguardano i tecnici della salute (infermieri l’82,7%), seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con 19% delle denunce (8 su 10 sono donne); dai medici (8,8% – quasi la metà sono donne), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 7,2% (85,3% donne). E ancora dal 4,8% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,2% di impiegati amministrativi; dal 2,2% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli. Nulla infine cambia ai vertici nazionali dell’emergenza perché è purtroppo sempre la Lombardia che guida le classifiche delle denunce di infortunio legate al Covid con il 26% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13,6%, Veneto 10,7%, Emilia Romagna 8,3%, Lazio 6,3%, Campania 5,5%, Toscana 5,3%, Liguria 3,9%, Puglia 3,7%, Sicilia 3,0%, Marche e Friuli 2,4%, Provincia Autonoma di Trento 1,7%, Abruzzo 1,6%, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano 1,5%, Umbria 0,7%, Calabria 0,6%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5%, Molise 0,3%.