“Il lavoro continua inesorabilmente a mietere vittime nel nostro Paese. E il bilancio, dopo un terzo dell’anno, appare davvero nefasto. Una proiezione sconfortante che colpisce, soprattutto, quando si tratta di giovanissimi lavoratori. E, infatti, l’incidenza di mortalità di chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni è il 50% in più dei colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (7,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 5,1). Se poi dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 26,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però ricordare come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, hanno poco peso nelle statistiche”.
Questo il primo commento di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, all’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti. L’incidenza di mortalità minima viene rilevata invece tra i 35 e i 44 anni (pari a 4,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (29,1), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (16,6). Ancora preoccupante la situazione per gli stranieri: quelli deceduti in occasione di lavoro sono 36 su 207. E il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere ancora superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri, infatti, registrano 15,2 morti ogni milione di occupati, contro 8,3 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
MORTI. Sono 264 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 207 in occasione di lavoro e 57 in itinere. Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (42). Seguono: Veneto (23), Piemonte (18), Emilia-Romagna (17), Lazio (16), Campania (14), Sicilia (12), Toscana (11), Puglia (10), Marche e Abruzzo (8), Umbria (7), Liguria (6), Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (4), Calabria (2) e Valle d’Aosta (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia). Nel primo quadrimestre del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 37. Ed è seguito dalle Attività Manifatturiere (23), dalle Costruzioni (18) e dal Commercio (17). La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (80 su un totale di 207). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio ad aprile 2023 sono 14, mentre in 7 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 36, mentre sono 11 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il venerdì è il giorno ‘nero’ della settimana, ovvero quello in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali nel primo quadrimestre dell’anno (19,8%).
INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 26,4% rispetto a fine aprile 2022. Erano, infatti, 254.493 ad aprile 2022. Nel 2023 sono scese a 187.324. E il decremento risulta essere maggiormente significativo nel settore della Sanità – lo scorso anno le denunce erano 40.042, mentre a fine aprile 2023 sono diventate 9.119 – a conferma della quasi totale scomparsa degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. Un vero e proprio stravolgimento di dati rispetto al 2022: alla fine dello scorso anno, circa il 17% degli infortuni denunciati erano correlati al virus. Nella graduatoria del nuovo anno per settore, il maggior numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (21.529). Seguono: Costruzioni (9.195), Sanità (9.119), Trasporto e Magazzinaggio (9.018) e Commercio (8.742). Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nel primo quadrimestre dell’anno sono state 68.072, quelle dei colleghi uomini 119.252, termina la nota stampa.
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