Prosegue l’impennata dei prezzi per il nono mese consecutivo. Una spinta propulsiva a due cifre che arriva, ancora una volta, dai beni energetici e si sta trasmettendo a diverse altri componenti, complice la situazione critica relativa alle materie prime, anche alimentari. Così in una nota Confesercenti commenta le stime preliminari diffuse oggi da Istat sull’inflazione di marzo.
I rialzi investono anche il carrello della spesa, anche se i beni ad altra frequenza d’acquisto hanno un’inflazione acquisita pari al 5,5%, quasi identica a quella media. “Tengono”, invece, i prezzi di molti servizi, che operano da freno sull’aumento complessivo del tasso d’inflazione, come segnala lo stesso Istituto di statistica.
Certamente i comparti che registrano gli incrementi maggiori sono quelli investiti – direttamente o indirettamente – dalla situazione critica in campo energetico, con particolare riferimento ai servizi di alloggio e ristorazione che subiscono l’aumento sia del prezzo dell’energia elettrica che del gas e a cui si sono recentemente aggiunte anche le tensioni registrate nel settore alimentare: attualmente rilevano un’inflazione acquisita pari al 2,3%, meno della metà di quella media.
Le imprese della distribuzione e del turismo, dunque, si impegnano a non traslare completamente gli impatti subiti dagli aumenti dei prezzi, ma i margini sono sempre più ridotti. Bisogna agire in fretta, perché il peso degli aumenti dei prezzi sui bilanci di cittadini ed imprese si fa sempre più gravoso, servono interventi tempestivi e mirati per contenerne l’effetto: il rischio concreto è un ulteriore rallentamento della ripresa, proprio quando si iniziano a scorgere – anche sul lavoro – primi segnali positivi, ma ancora tutti da consolidare. E questo non sarà possibile se non si permetterà alle imprese di uscire dal vortice degli aumenti energetici già dal mese di aprile.