“Su Ischia parlare solo di abusivismo significa perdere quella dovuta attenzione che meriterebbe il tema della manutenzione della montagna. Dalle foto che girano da giorni è ben evidente che i canali di deflusso delle acque, realizzati nel ‘900, esattamente nel 1935, sono coperti dalla vegetazione. Dunque c’è stata manutenzione? La stessa crisi climatica in atto, che non può essere un alibi per lavarsi le coscienze e citare in giudizio “l’evento eccezionale”, richiede un cambio di strategia.
Dobbiamo rendere centrale nella politica del Paese la fragilità geologica del nostro territorio, esposto ai pericoli naturali come quello vulcanico, sismico e idrogeologico con alluvioni e frane, sprofondamento di cavità sotterranee. Sono tutte questioni strategiche per lo sviluppo sociale ed economico che non possono essere prese in considerazione solo nel post evento e solo per la gestione delle fasi emergenziali e di ricostruzione, ma vanno assolutamente definite in fase di previsione e prevenzione. L’Italia ha una conformazione geologica per la quale le principali pericolosità geologiche si manifestano con una serie di eventi che rappresentano il naturale evolversi e formarsi del paesaggio e del territorio che abitiamo; dalla ricostruzione del dopoguerra abbiamo avuto uno sviluppo non rispettoso degli scenari che questi fenomeni del tutto naturali definiscono e li abbiamo trasformati in rischi per il nostro tessuto socio economico e per la nostra stessa vita. In Italia il 3,5% della popolazione nazionale risiede in aree a pericolosità/probabilità elevata (HPH) per un totale di popolazione esposta di 2.431.847 abitanti; in caso di scenario di pericolosità/probabilità media (MPH) la popolazione esposta è di 6.818.375 abitanti ossia lo 11,5% del totale della popolazione nazionale (59.433.744 ab.), per arrivare a 12.257.427 abitanti in caso di scenario di pericolosità/probabilità bassa (LPH) con una percentuale di popolazione residente in aree allagabili del 20,6% della popolazione totale nazionale”. Lo ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Ed anche la stessa evacuazione, in corso ad Ischia, impone l’attenzione su un altro tema: “Abbiamo la concentrazione del 53% della popolazione campana sulla Città Metropolitana di Napoli, comprese Capri, Ischia, Procida, ben 3.500.000 abitanti che vivono in appena il 9% dell’intero territorio regionale. Bisogna dunque attuare una politica di decentramento delle funzioni alle quali far seguito un progressivo riequilibrio dei pesi demografici. Se continuiamo a densificare Napoli e i 92 Comuni della Provincia tra i quali i 6 Comuni di Ischia, quindi tutta la Città Metropolitana di Napoli, andiamo ad aumentare la presenza di popolazione soggetta a rischi naturali. Ad esempio Ischia ha ben 6 Comuni, ma è un’Isola che è divisa in sei Comuni e siamo in presenza di un’altra deformazione e a mio avviso di un’arretratezza che non corrisponde solo all’organizzazione del territorio – ha affermato Emma Buondonno, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Napoli e Provincia e docente dell’Università Federico II – ma anche a quella amministrativa, politica. Non c’è bisogno di sei sindaci di 30 – 40 – 50 assessori e di un’ottantina di consiglieri comunali. Ischia è un’Isola che ha circa 60.000 abitanti, può costituire tranquillamente una città media mantenendo le rispettive identità culturali territoriali e avere un’unica amministrazione comunale e non ben sei amministrazioni diverse. E’ un aspetto che invece di rafforzare, indebolisce le politiche di governo del territorio perché ogni Comune agisce in maniera autonoma, mentre dal punto di vista naturale Ischia è un’isola ed ha una fascia costiera, una struttura montuosa del Monte Epomeo, le pendici della Falanga e non ci possono essere sei separazioni amministrative. Questo è un altro aspetto che bisogna affrontare con coraggio se vogliamo invertire le condizioni attuali. Inoltre dobbiamo ripopolare le parti interne della Campania. Ad esempio nei 2800 Km quadrati dell’Irpinia vivono 413.000 abitanti, mentre nei 1117 Km quadrati della Città Metropolitana di Napoli è concentrata più della metà di tutta la popolazione campana. Certo anche i territori irpini, sanniti, salernitani e casertani hanno problemi di rischio frane, esposizioni a rischi naturali ma non avendo una densità come quella di Ischia hanno un’esposizione dell’abitazione inferiore. Bisogna dunque operare sulla manutenzione del territorio ma anche attivare una politica di decentramento e di riequilibrio demografico di tutta la regione Campania”, conclude la nota.