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INCHIESTA/8 I TRASPORTI REGIONALI. Mobilità su gomma nel caos: le manovre di politici, dirigenti e sindacati per affossare la CTP

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DI ANTONIO ARRICALE – La (mala) storia dei trasporti campani gestiti da aziende pubbliche presentano più di un lato oscuro. Alcuni tratti hanno addirittura dell’incredibile. Come per esempio il ruolo di affiancamento sospetto che i sindacati – quelli ufficiali della triplice, soprattutto del versante territoriale salernitano – hanno avuto nel sostenere i piani politici della Regione. E, dunque, nel caso del trasporto su gomma – come abbiamo già visto nella precedente puntata – nel frapporsi come ulteriore ostacolo al salvataggio della Ctp.

Intanto, non sempre si riesce a capire come mai queste aziende finiscano periodicamente nel vortice della crisi quando, con una accorta gestione e con la politica dei prezzi che ricade sulle spalle degli utenti, sono sostanzialmente non soltanto sane, ma anzi – dando retta alle parole del presidente dell’EAV, Umberto De Gregorio – producono utili da capogiro. E questo nonostante gli stipendi milionari che il management mensilmente si distribuisce.

Torniamo, perciò, al caso della CTP, che in un qualche modo è illuminante. L’acronimo sta per Compagnia Trasporti pubblici, nata sulle ceneri della vecchia TPN, Tranvie provinciali di Napoli, che molti ricorderanno, successivamente trasformato in Consorzio CTP. L’azienda era incaricata per l’esercizio suburbano di Napoli e l’area Nord della città metropolitana e il basso Casertano.

Appesantita da una montagna di 80 milioni di debiti – che comunque sono meno della metà dei 180 milioni che invece si ritrova sul groppone l’ANM – nel 2021 sembra avviata al possibile risanamento. Dalla Regione arrivano finalmente 30 nuovi autobus, sicché il servizio riprende fiato. Lentamente, ma progressivamente. Scoppia, però, il problema del Durc (attestazione contributiva), ritenuto irregolare nonostante una sentenza favorevole ex art. 700, in un qualche modo ripristinato, grazie anche ai curatori fallimentari, al soccorso di ANM (contratto di rete) e addirittura al supporto dell’Esercito italiano (rifornimento dei mezzi).

Superato l’ostacolo Durc, iniziano i boicottaggi da arte delle ditte di manutenzione, in particolare una di Salerno – guarda un po’ – e delle organizzazioni sindacali che spingono i lavoratori a rifiutare di utilizzare le vetture, comprese le nuove, per favorire il fermo del servizio e la revoca dei contratti di servizio dal socio unico Città Metropolitana di Napoli e Regione Campania.

Il colpo di grazia, però, all’azienda che già arrancava, arriva dalla mancata consegna da parte della Regione Campania di altri 42 nuovi autobus, alcuni di questi già immatricolati, che avrebbero potuto contribuire al definitivo salvataggio. Il tutto, alla vigilia dell’apertura del concordato, per il quale la società (ben patrimonializzata) aveva ottemperato alle richieste del Tribunale di Napoli.

Il piano concordatario di CTP si basava, infatti, su tre pilastri: il fitto di ramo d’azienda per 5 anni (era ufficialmente candidata ANM con il tribunale, ma la stessa EAV o altri avrebbero potuto partecipare alla gara) con il trasferimento di uomini e servizi; una transazione – avallata da un perito nominato dal Tribunale – con il socio unico Città Metropolitana di Napoli per 30 milioni riguardo alle indicizzazioni dei contratti di servizio; ed una ricapitalizzazione per 20 milioni di euro subordinata all’omologa del concordato stesso.

La nuova amministrazione napoletana, però, stranamente decide per la chiusura dell’azienda, con l’ente che potrebbe ritrovarsi a sborsare molto di più di quanto previsto in concordato, e senza avere più l’azienda. In più, il professore Niccolò Abriani, potenziale amministratore straordinario e poi curatore fallimentare della procedura, aveva proposto ad EAV e AIR di procedere al fitto di ramo d’azienda, procedendo con l’amministrazione straordinaria di CTP ma trasferendo comunque uomini, mezzi e servizi alle aziende della regione, che però rifiutarono. Niente.

Il 14 aprile 2022, dopo la revoca dei contratti di servizio da parte di Città Metropolitana di Napoli e Regione Campania, non sussistendo più – evidentemente – i presupposti per l’amministrazione straordinaria, il Tribunale di Napoli ne ha dichiarato il fallimento. E i servizi ed il personale sono confluiti per metà in EAV e per metà in AIR. E con essi i 72 bus nuovi (30+42) di cui si è detto.

L’operazione del “passaggio alla Regione” – è evidente – fu salutata con toni solenni sia dai vertici politici – osannati dall’opinione pubblica come autentici salvatori della patria, e sia soprattutto dai rappresentanti sindacali ufficiali, che nelle fasi più cruciali – come si è visto – ne avevano favorito, con vari mezzi, il travaso. I quali ultimi, per il servigio reso, sono stati poi premiati con l’assunzione di mogli e parenti. Ma di questo parleremo nella prossima ed ultima puntata di questa inchiesta.

Intanto, è bene ricordare che la gestione delle gare di bacino del trasporto pubblico locale (TPL) su gomma, invece, è stato rinviato a fine aprile prossimo, dopo averne dato l’annuncio nel 2016, e senza che intanto siano stati aggiornati i capitolati, che recano – è facile capirlo – numeri di organici, linee e mezzi non più attuali. (9. Continua)

(Nella foto un autobus Ctp e, nel riquadro, Vincenzo De Luca e Umberto De Gregorio)

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